Riki, la parabola discendente di un perfetto figlio dei talent

La parabola discendente di Riki: un successo repentino, due dischi in un anno, la conquista del Sud America e poi l'inizio del declino.

La vittoria sfiorata ad Amici di Maria De Filippi, il successo repentino, due album pubblicati a distanza di pochi mesi, certificazioni e riconoscimenti a bizzeffe, il tentativo di conquistare il mercato sudamericano e l’annuncio (con più di un anno di anticipo) di due date nei maggiori palasport di Roma e Milano. Questa è stata la parabola ascendente di un cantante, Riki, che sembrava inarrestabile. Ma, come spesso accade (soprattutto ai cantanti provenienti dai talent show), dopo il grande successo, c’è l’abisso. E quello di Riki sembra appena iniziato.

Riki e gli altri figli dei talent: quando il successo è effimero

 

Premessa: i tempi sono irrimediabilmente cambiati e la musica rappresenta appieno la velocità con cui tutto si trasforma. Resta pur sempre musica, è vero, ma cambia il modo di fruirne e di decretarne il successo (o l’insuccesso). È cambiato (o forse è il caso di dire che non esiste più) il concetto di evergreen, perché – nell’era della velocità – tutto si consuma molto più rapidamente e non lascia traccia. Il disco, ormai, è un oggetto obsoleto, superato, la musica è liquida, si ascolta online, si consuma in una manciata di click e, sempre più spesso, non è parte di un progetto, quindi di un’idea. Semplicemente perché non c’è più il tempo di avere un’idea, quindi di sviluppare un progetto.

La musica è diventata un fast food: quello che importa agli addetti ai lavori è assicurarsi il consumo immediato del proprio prodotto. Del resto, costa poco, non implica in alcun modo la conoscenza dell’artista che lo canta, è immediato, trascinante, di tendenza. Ha le ore contate, è vero, ma – di fatto – non ha nemmeno la pretesa di durare nel tempo. Questo cambio di rotta ha avuto inizio con l’avvento dei talent show o, per meglio dire, quando i discografici si sono accorti dell’enorme potenziale dei concorrenti dei talent show: giovani, freschi e sulla cresta dell’onda, capaci di portare notevoli guadagni in poco tempo. E, soprattutto, sostituibili. Sì, perché – in media – un cantante proveniente da un talent (eccezion fatta per alcuni rarissimi casi) dura appena un anno e poi viene sostituito dal prossimo malcapitato.

Insomma, i ragazzi di Amici e X-Factor sono colpevoli e vittime, ma – a ben vedere – sono quelli che pagano il prezzo più alto. Arrivano al successo in fretta; anzi, per meglio dire, entrano nel mondo della discografia che sono già famosi, spesso non hanno alcuna esperienza alle spalle, non hanno fatto la gavetta, non hanno una personalità artistica definita: sono delle pedine, mosse a piacimento da chi sa come gestirli e sfruttarli. Fatta questa doverosa premessa, adesso ha senso parlare di Riki, una delle vittime per eccellenza di un sistema che gli ha permesso di vivere un’annata indimenticabile, ma è già pronto a sostituirlo. Oppure l’ha già fatto.

Riki, l’ennesima vittima dei talent

 

Un successo straordinario, come affermato in apertura, apparentemente inarrestabile: Riki, uscito vincitore da Amici 2017 (ha vinto nella categoria Canto, ma nella classifica generale è arrivato secondo), ha pubblicato il suo ep d’esordio, Perdo le parole, che è stato certificato triplo disco di platino; nello stesso anno, dopo l’estate, ha pubblicato un altro disco, Mania, certificato doppio disco di platino. Poi l’annuncio, con un anticipo di più di un anno, di due concerti (si sarebbero dovuti tenere nel febbraio di quest’anno al Palazzo dello Sport di Roma e al Mediolanum Forum di Milano) e il tentativo di conquistare il mercato sudamericano.

Al suo ritorno in Italia, le cose sono drasticamente cambiate: con una rocambolesca trovata pubblicitaria, Riki ha preparato il pubblico al suo ritorno e ha annunciato il suo nuovo singolo, Gossip, che avrebbe dovuto anticipare un disco di inediti (che, ad oggi, non è ancora stato pubblicato). Il brano si è rivelato un totale insuccesso, sia da un punto di vista commerciale che radiofonico. Quindi è stata la volta del Festival di Sanremo, dove ha proposta la modesta Lo sappiamo entrambi, una canzone che non ha convinto i critici e, visti i primi risultati tiepidi del brano, nemmeno il pubblico (il brano, che si è classificato ultimo nella classifica della kermesse, è fuori dalla top 20 di iTunes a pochi giorni dalla pubblicazione).

Come se non bastasse, le due date nei palasport di Roma e Milano, annunciate più di un anno fa, previste per febbraio e rimandate a ottobre, al momento contano una cifra assai irrisoria di biglietti venduti.

Riki è soltanto l’ultima vittima di un sistema marcio, che dà e toglie; che – a ben vedere – toglie più di quello che dà. Un sistema che produce meteore. I ragazzi dei talent nascono meteore, nascono già finiti, già consumati. Nascono prodotti “a breve termine”, con la scadenza in basso a destra, così che non se ne accorgano nemmeno, così che s’illudano e siano addomesticabili. Poi muoiono senza rendersene conto. E vengono sostituiti.

Chi sarà il prossimo Riki?

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