No, la signora di Mondello non fa ridere per niente

La signora di Mondello, nota per la frase «Non ce n'è Coviddi», è sbarcata su Instagram e sta facendo il pieno di seguaci: ne parliamo qui.

La signora Angela Chianello di Mondello, nota per la frase «Non ce n’è Coviddi», si è iscritta su Instagram. Niente di strano, direte voi, se non fosse che il suo account, in appena ventiquattro ore, è stato seguito da oltre 110 mila follower. Dunque, forse, è arrivato il momento di parlarne. E di dire, una volta per tutte, che un fenomeno (da baraccone) è sempre colpa di chi lo permette.

Angela Chianello, da Mondello al web

Angela Chianello è una mamma «a tempo pieno» che ama la sua famiglia. Perché, dunque, è diventata una star del web? Semplice: qualche mese fa, mentre si trovava in spiaggia, è stata intervistata da una giornalista che le ha chiesto se avesse paura del Covid. La risposta della signora di Mondello, ribattezzata così per via del suo «Buongiorno da Mondello», è stata la seguente:

Non ce n’è Covid, non ce n’è Covid, non c’è niente!

Immediata e prevedibile la reazione del web, che l’ha consacrata regina indiscussa dei social con meme di ogni tipo. Fin qui, ancora una volta, niente di strano. Sembrava si trattasse semplicemente di un fenomeno, del resto, si sa, un fenomeno – per sua natura – dura il tempo di uno sguardo, poi diventa presto obsoleto. Ma le cose sono andate diversamente: la signora di Mondello ha creato un account Instagram e, ad ora, è stata seguita da oltre centomila persone. Un numero spropositato e preoccupante, se non altro perché è famosa per aver detto, forse con ingenua superficialità, una frase scorretta e pericolosa. Il Covid esiste, checché ne dicano i negazionisti, ma fa comunque meno danni dell’ignoranza.

«Buongiorno da Mondello»: fenomenologia di un mostro

Ma perché, non di rado, capita che personaggi di dubbio valore e levatura diventino delle star del web, capaci di collezionare follower, like e – spesso ospitate in tv? Semplice, perché c’è un pubblico che lo permette. Ma cos’è che rende interessante una donna comune, che parla un italiano stentato, rimbalzata agli onori del web per una semplice frase? Rispondere a questa domanda risulta assai difficile, ma una cosa è certa: è lo stesso meccanismo per cui tronisti, corteggiatori, tentatori et similia diventano influencer del web, pur non avendo arte né parte.

Non sanno fare un mestiere, spesso non hanno studiato, non hanno un progetto lavorativo definito, ma accumulano migliaia (spesso milioni) di follower. Perché, ad esempio, Beatrice Valli, Chiara Nasti o la De Lellis hanno un tale seguito? La risposta, probabilmente, va ricercata nel tipo di società in cui viviamo: distratta, disabituata al bello e al talento, alla ricerca spasmodica del successo; non importa che sia effimero, ma solo che arrivi in fretta. Il talento costa fatica, impegno, studio, determinazione, tempo. Il successo sui social, invece, non richiede nulla di tutto ciò: bisogna solo imitare chi l’ha fatto prima e sperare che funzioni anche stavolta.

Le influencer, in buona sostanza, hanno tanto seguito perché sono ragazze normali, prive di un talento specifico, dunque imitarle è facile e ottenere lo stesso (o un parziale) successo non è un’utopia. Non si tratta di cantanti, attrici o ballerine, non serve avere un talento per perseguire un sogno, basta soltanto idealizzare un modello, imitarne la forma e mettersi in coda nella speranza di ricevere la stessa attenzione da parte di un pubblico fatto di altre (e altri) aspiranti influencer.

Una società al contrario: sei bravo se sei famoso

Al giorno d’oggi, inoltre, le proposte lavorative non arrivano per merito, ma per la fama acquisita tramite il web. Emblematico è il caso di Giulia De Lellis: da commessa si è ritrovata ad essere scrittrice e beauty influencer. Grazie all’esperienza a Uomini e Donne e alla successiva partecipazione al Grande Fratello Vip, alla De Lellis si è fatta strada sul web e le è stato proposto di pubblicare un libro, di fatto scritto dalla scrittrice Stella Pulpo, e addirittura di firmare una linea di occhiali Blumarine.

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Insomma, il talento – oggi – non serve proprio a niente, è sufficiente avere un certo numero di follower per ricevere proposte lavorative altrimenti insperate. È triste, sconfortante, persino umiliante, ma è una verità da cui è impossibile prescindere e con cui molti giovani di valore devono fare i conti. Il successo, che dovrebbe essere una conseguenza del proprio lavoro, è un mezzo per lavorare. Si tratta, tuttavia, di un successo precario e a tempo determinato. Del resto, il web dà e toglie. E raramente torna sui propri passi.

Il problema è che, oggigiorno, ci si inventa una qualità dopo essere diventati famosi. E questo è molto pericoloso, perché crea massificazione, esalta la superficialità, sdogana l’ignoranza, giustifica l’incompetenza e asseconda la negligenza. Incolpare le varie Nasti e De Lellis è pressoché inutile, il problema è a monte. A tale proposito, bisogna chiedersi: perché a queste ragazze vengono fatte tante proposte lavorative? Perché c’è qualcuno a cui interessano. E come mai a qualcuno interessano? Perché la gente sembra non avere più i mezzi per riconoscere l’arte e il talento, la competenza, la professionalità, la preparazione.

Le star del web, ovvero il riscatto degli ignoranti

La star del web di turno è “una di noi” che ce l’ha fatta, non importa come, non importa se abbia un talento o qualcosa da dire, non importa nemmeno in che settore si sia imposta. Che venda prodotti dimagranti o rossetti, che pubblicizzi vestiti o pubblichi libri, che sia famosa per una trasmissione televisiva o una frase detta in un’intervista, poco importa. L’importante è che ce l’abbia fatta. È il riscatto degli ignoranti, dei negligenti, dei pressappochisti, di quelli che non hanno ambizioni, sogni da difendere, idee da proteggere. È il riscatto di quelli che si rivedono in una tipa che non sa fare nulla, ma ce l’ha fatta, solo questo conta.

I social hanno un grosso merito, ossia quello di aver smascherato una società fatta di gente ignorante, che non ha spirito critico, buongusto né buonsenso. Una società che si lascia “influenzare” (utilizzo questo verbo non a caso) da una ragazzina di vent’anni, il cui merito è quello di aver partecipato a Uomini e Donne. È questo il problema: noi permettiamo a gente qualunque di diventare qualcosa che, in una società normale, non potrebbe mai essere.

Ritroveremo la signora di Mondello a pubblicizzare creme idratanti? È più che probabile. Ma non diamole alcuna colpa, perché è soltanto nostra. Ancora una volta.

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