Jeffrey Dahmer, chi è il serial killer? Tutta la storia

Jeffrey Dahmer è conosciuto come uno dei serial killer più sanguinari della storia criminale. Ma cosa sappiamo di lui?

Jeffrey Dahmer è conosciuto come uno dei serial killer più spietati del mondo: è stato accusato di omicidio, necrofilia e cannibalismo. Oggi il suo nome torna in auge grazie alla serie di Ryan Murphy targata Netflix, che ripercorre tutta la vita dell’assassino. Il prodotto, dal titolo Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story, racconta i terrificanti fatti perpetrati da Jeffrey negli anni. Il suo personaggio sarà interpretato invece dal noto Evan Peters che – per altro – è molto somigliante al vero killer.

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Chi era Jeffrey Dahmer?

Jeffrey Dahmer nasce nel 1960 a Milwaukee, in Wisconsin. La sua è stata un’infanzia difficile, fatta di abbandono da parte dei suoi genitori: la coppia si separa quando lui e suo fratello sono ancora piccoli e sua madre cade in una grave depressione, diventando quindi incapace di prendersi realmente cura dei suoi figli. Suo padre, ricordando l’infanzia di Jeffrey, racconta che suo figlio è sempre stato ossessionato dalle ossa degli animali morti e fu lui stesso – di professione chimico – a insegnargli a preservarle tramite i processi di conservazione.

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A sinistra Jeffrey Dahmer e il suo amico d’infanzia Lee / Foto di famiglia

L’adolescenza

Arrivato all’adolescenza, Jeffrey Dahmer inizia a bere pesantemente e diventa alcolizzato, tanto che si trova a bere gin in classe in pieno giorno. Quando i suoi compagni gli chiedono il perché, lui risponde semplicemente che si tratta della sua medicina per andare avanti. Il rapporto con gli altri è conflittuale: Jeffrey viene bullizzato, ma si rende ridicolo per intrattenere se stesso e gli altri. A scuola mima crisi epilettiche e svenimenti e chiama queste recite “fare il Dahmer”.

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L’assassino a scuola che mima comportamenti psicotici

Il primo omicidio

È proprio nel periodo dell’adolescenza che Jeffrey Dahmer inizia a scoprire la sua sessualità: capisce di essere gay e – più tardi – racconterà a psicologi e inquirenti di aver spesso idealizzato fantasie di dominazione e di dissezione di altri maschi. Il ragazzo sviluppa una cotta, più simile a un’ossessione, nei confronti di un suo coetaneo che faceva jogging intorno a casa sua, ogni giorno. All’epoca il futuro assassino aveva 16 anni: a quell’età, dunque, Jeffrey punta il suo vicino di casa come prima vittima. Il piano è chiaro: il killer si nasconderà fra gli alberi e non appena il ragazzo passerà vicino a lui, Dahmer lo colpirà con una mazza da baseball e – approfittando della sua incoscienza – ne abuserà realizzando così la sua fantasia di stupro. Fortunatamente, però, la prima vittima dell’assassino quel giorno non esce per la sua corsa quotidiana e il piano di Jeffrey fallisce miseramente.

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La casa della famiglia Dahmer

Questo però non placa la sua voglia di trasgredire: i genitori del ragazzo divorziano ufficialmente nel gennaio del 1978 e suo padre si trasferisce altrove, trovando dimora in una camera d’albergo. Sua madre ottiene invece la custodia di suo fratello minore, David, e va a vivere lontana dalla casa di famiglia insieme al suo secondo figlio. Jeffrey Dahmer rimane così da solo, all’età di 18 anni. Libero di fare ciò che vuole, quindi, premedita e attua il suo primo omicidio: la vittima è Steven Hicks, un autostoppista suo coetaneo che invita a casa sua per ascoltare musica e bere alcol. Diverse ore dopo la loro serata, però, l’ospite ringrazia il padrone di casa convinto di poter andare via.

Di diverso avviso è invece Jeffrey che, non volendo rimanere da solo, lo colpisce alla testa con un manubrio, rendendolo incosciente. A questo punto procede strangolandolo con la barra del manubrio stesso. Hicks muore e Dahmer lo spoglia dei suoi vestiti, masturbandosi sul suo corpo morto.

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Steven Hicks

Grazie agli insegnamenti di suo padre, dunque, l’assassino smembra il corpo della sua vittima e smaltisce i resti in una fossa poco profonda nel cortile della sua stessa casa. Il killer ha successivamente confessato di aver dissotterrato i resti del ragazzo morto dopo diverse settimane per togliere la carne dalle ossa con l’acido, con il fine poi di romperle in diversi pezzi da disperdere nei boschi dietro la casa di famiglia.

L’università e l’esercito

Jeffrey Dahmer si iscrive all’Ohio State University per specializzarsi nel mondo degli affari, ma dopo solamente 3 mesi lascia il primo semestre a causa del suo alcolismo. Suo padre lo incoraggia ad arruolarsi nell’esercito degli Stati Uniti, ma viene esonerato con disonore nei confronti della divisa ancora per colpa dell’alcol. Nel corso degli anni la sua dipendenza peggiora e viene anche accusato di atti osceni in luogo pubblico; diventa un assiduo frequentatore di gay bar e saune e ha diverse esperienze sessuali con molti uomini. Jeffrey, però, sviluppa un’insofferenza totale nei confronti dei movimenti dei suoi partner durante i rapporti sessuali, tanto da arrivare a drogarli prima di farci sesso.

La casa della nonna

Nel 1987 si trasferisce a casa di sua nonna, dove spesso rincasa con uomini conosciuti nei locali gay che frequenta. Nel 1989 arriva per lui la prima condanna di violenza sessuale e viene registrato ufficialmente come sex offender, ma esce grazie a una cauzione dopo poco. Proprio durante la permanenza a casa di sua nonna, inizia una lunga carriera in fatto di omicidi seriali. L’iter è sempre lo stesso: Jeffrey Dahmer esce la sera, conosce qualche ragazzo al bar e con la scusa di consumare un rapporto sessuale, droga e alcol, lo attira nella sua abitazione. Nessuno, però, esce vivo da lì. 

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La casa della nonna di Jeffrey Dahmer

Modus operandi

Il modus operandi si Jeffrey Dahmer è chiaro:

  • sedazione della vittima
  • sesso con il suo corpo incosciente o morto
  • smembramento
  • occasionale cannibalismo
  • conservazione di ossa e teschi

La nonna di Dahmer, stanca dei continui rumori e del cattivo odore proveniente dal seminterrato, decide di cacciare suo nipote da casa. Lui però non si scoraggia e affitta un appartamento tutto suo, dove continua la sua attività di serial killer.

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L’appartamento di Dahmer

La donna non ha mai saputo, fino all’arresto del ragazzo, che gli omicidi, lo smembramento e l’occultamento dei cadaveri avvenivano nella sua stessa abitazione, mentre lei era ai piani superiori della villetta.

Le vittime

Fra il 1987 e il 1991, Jeffrey Dahmer ha ucciso 17 ragazzi e uomini. Tra loro ricordiamo:

  • Steven Hicks, 18 anni, 18 giugno 1978.
  • Steven Tuomi, 25 anni, 20 novembre 1987.
  • James Doxtator, 14 anni, 16 gennaio 1988.
  • Richard Guerrero, 22 anni, 24 marzo 1988.
  • Anthony Sears, 24 anni, 25 marzo 1989.
  • Raymond Smith, 32 anni, 20 maggio 1990.
  • Edward Smith, 27 anni, giugno 1990.
  • Ernist Miller, 22 anni, settembre 1990.
  • David Thomas, 22 anni, 24 settembre 1990.
  • Curtis Straughter, 17 anni, febbraio 1991.
  • Errol Lindsey, 19 anni, 7 aprile 1991.
  • Tony Hughes, 31 anni, 24 maggio 1991.
  • Konerak Sinthasomphone, 14 anni, 26 maggio 1991.
  • Matt Turner, 20 anni, 30 giugno 1991.
  • Jeremiah Weinberger, 23 anni, 5 luglio 1991.
  • Oliver Lacy, 24 anni, 15 luglio 1991.
  • Joseph Bradehaft, 25 anni, 19 luglio 1991.

L’omicidio andato male

Jeffrey Dahmer compie un passo falso: il 22 luglio del 1991, l’assassino invita come suo solito un uomo nel suo appartamento. È Tracy Edwards ed è stato ingaggiato dal killer per un servizio fotografico in cambio di soldi: non appena entrato in casa, il ragazzo 32enne avverte subito un odore nauseabondo provenire dal freezer e non solo. Inoltre nota per terra le scatole di acido cloridrico, ma viene rassicurato da Dahmer stesso che dichiara di usare l’acido per pulire i mattoni.

A questo punto, però, il killer ammanetta la sua vittima e per Edwards si mette male. Il diretto interessato dice che poserà per il servizio fotografico solamente se verrà prima liberato dalle manette e cerca di convincere il suo aguzzino di essere suo amico e che – anche se finalmente liberato – non andrà da nessuna parte.

tracy edwards

Tracy Edwards

Dahmer abbassa la guardia e Tracy Edwards ne approfitta per tirargli un pugno in pieno viso, correndo via dall’appartamento dritto al commissariato di Polizia. Arrivato dagli agenti, quindi, spiega che un pazzo lo ha ammanettato e lo ha minacciato con un coltello. Le chiavi degli inquirenti non combaciano con la serratura delle manette di Jeffrey Dahmer e nella speranza di ritrovare le chiavi originali scortano il ragazzo nell’appartamento del killer. Qui trovano il padrone di casa inerme, ma rendendosi conto di una situazione strana iniziano a indagare.

L’arresto

Il comodino di Jeffrey Dahmer viene perlustrato a fondo: delle chiavi nemmeno l’ombra, ma gli inquirenti trovano delle foto inquietanti di proprietà dell’assassino. Negli scatti appaiono corpi smembrati. Il killer viene immobilizzato e arrestato, mentre vengono chiesti rinforzi nell’appartamento dell’assassino. Arriva quindi un’altra squadra di poliziotti: nel freezer e nella cucina dell’uomo vengono trovati resti di cadavere fra cui quattro teste mozzate, sette teschi in camera da letto e nell’armadio, due cuori umani nel frigorifero, un intero torso e un sacchetto di organi umani nel congelatore.

Inoltre, nell’abitazione vengono rinvenuti due scheletri interi, un paio di mani mozzate, due peni tagliati e conservati, un cuoio capelluto e mummificato e ancora tre torsi smembrati in un grande secchio di ferro in cui c’è dell’acido, volto a far sparire ogni traccia. Il medico legale che si è occupato di intervenire sulla scena, ha dichiarato:

Era più come smantellare il museo di qualcuno, piuttosto che una vera scena del crimine.

Il processo

Jeffrey Dahmer non tenta di scappare, anzi agli inquirenti racconta che la pulsione di uccidere per lui è incontrollabile:

Ho un incessante e inesausto desiderio di stare con qualcuno a qualsiasi costo.

Quello stesso giorno, il padre di Dahmer viene chiamato in commissariato: ormai la voce di un presunto killer si è sparsa a macchia d’olio e l’uomo è convinto che suo figlio sia rimasto vittima del mostro. Arrivato dalla Polizia, però, scopre che “il mostro” tanto temuto è proprio Jeffrey. Il genitore – rimasto fortemente scosso – ha scritto un libro per raccontare la sua esperienza e la vita dell’assassino.

La condanna

Quest’ultimo, comunque, viene giudicato colpevole di 15 omicidi e condannato a 15 ergastoli nel febbraio del 1992. Poi fu giudicato colpevole anche del primo omicidio, quello avvenuto appena maggiorenne nel 1978, per cui gli viene aggiunto un altro ergastolo alla pena totale. Al processo, il killer dichiara quanto segue:

Ora è finita. Qui non si è mai trattato di cercare di essere liberato. Non ho voluto mai la libertà. Sinceramente, volevo la pena capitale per me stesso. Qui si è trattato di dire al mondo che ho fatto quello che ho fatto, ma non per ragioni di odio. Non ho odiato nessuno. Sapevo di essere malato, o malvagio o entrambe le cose. Ora credo di essere stato malato. I dottori mi hanno parlato della mia malattia, e ora mi sento in pace. So quanto male ho causato… Grazie a Dio non potrò più fare del male. Credo che solo il Signore Gesù Cristo possa salvarmi dai miei peccati… Non chiedo attenuanti.

La morte

La pena però fu scontata per breve tempo: nel 1994, infatti, viene picchiato a morte dal suo compagno di cella, Christopher Scaver, un detenuto con forte instabilità mentale. Jeffrey Dahmer è morto all’età di 34 anni. La causa del decesso è stata un trauma cranico, riportato dopo le ripetute percosse del detenuto. Parte del cervello del killer è stato conservato per fini scientifici.

Christopher Scaver

Christopher Scaver

Che disturbi aveva Dahmer?

Secondo gli esperti, Jeffrey Dahmer potrebbe esser caduto nello spettro autistico; d’altra parte, come accennato, la sua socialità era scarna e spesso si metteva in imbarazzo. Inoltre aveva un numero limitato di espressioni facciali, annessi a interessi ossessivi. Nei suoi movimenti appariva rigido e meccanico. La diagnosi potrebbe essere di disturbo di Aspergers, ma questa non è mai stata ufficializzata (forse anche per la poca conoscenza all’epoca della patologia). Durante il processo, comunque, Jeffrey è stato sottoposto a una perizia psichiatrica; dopo gli esami fatti si è parlato di:

  • disturbo borderline della personalità
  • disordine schizotipico e psicotico

Nonostante questo, però, è stato giudicato capace di intendere e di volere durante tutta la sua attività criminale.

Film e documentario

Esistono diversi film e documentari che parlano della storia agghiacciante di Jeffrey Dahmer; prossimamente – il 21 settembre 2022 – uscirà su Netflix la mini serie crime di Ryan Murphy dal titolo Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story.

Attore

Nella serie televisiva, Dahmer sarà interpretato da Evan Peters che – secondo molti – ricorda il vero assassino nella sua fisionomia.

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Evan Peters / Foto: @evanpetes [IG]

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