Gay Pride: quando è nato e chi l’ha inventato?

Evento annuale significativo per tutte le persone che resistono alle prepotenze, il Gay Pride oggi si chiama semplicemente Pride!

Il Gay Pride vive da diversi decenni, nato per sostenere con orgoglio l’identità di tutte le persone, nessuna esclusa. Sapete quando è nato, chi l’ha inventato e perché non si chiama più Gay Pride? Scopriamo di seguito tutti i dettagli!

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Orgoglio e Pride, due voci che coincidono fortemente, essendo la traduzione dello stesso termine che per anni ha indicato il Gay Pride. Oggi è aumentata la consapevolezza di esseri fieri per quello che si è, ritenendosi uguali nelle libertà e nei diritti, senza nessuna distinzione. Vediamo come è nato il forte senso di identità che oltrepassa i concetti di genere, del colore della pelle, dell’etnia e delle infinite e conseguenti discriminazioni. Il tutto per arrivare ad abbracciare con fierezza il Pride, privo di suffissi e prefissi, proprio perché rappresenta il formidabile senso dell’onore di una moltitudine di persone, tutte diverse ma tutte uguali nel loro essere umani!

Gay Pride: quando è nato e chi l’ha inventato?

Prima ancora di scoprire la natività dei Gay Pride è del tutto necessario fare qualche passo indietro, arrivando addirittura a oltre mezzo secolo fa. Era il 28 giugno 1969 quando nello Stonewall Inn del Greenwich Village, a New York, una moltitudine di persone ha deciso di alzare il suo grido di protesta contro chi opprimeva chi non fosse eterosessuale.

Da quella data di oltre mezzo secolo fa, di acqua sotto i ponti ne è scorsa parecchia, fino all’annuale parata del Pride, la marcia dell’orgoglio LGBTQ+. Per ricordare i moti di Stonewall, avvenuti a New York nel 1969, quindi, si svolgono tutti gli anni in ogni parte del mondo, nel mese di giugno, eventi e manifestazioni per commemorare quel momento di svolta epocale in riferimento alla modernità.

Negli anni il Gay Pride ha coinciso con una manifestazione pubblica, aperta a tutti, a prescindere dal proprio orientamento sessuale. L’aspetto del tutto incantevole dell’evento è che persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, asessuali, non-binarie, eterosessuali e queer sono vicine per un unico intento: resistere per i relativi diritti, civili e legali.

Quali sono i fatti che ci sono dietro?

Ritornando al 28 giugno 1969, allo Stonewall Inn del Greenwich Village di New York, è opportuno sottolineare che in quella giornata c’erano proprio tutti, non soltanto i gay. Tutti mossi dal comune desiderio di dire basta all’oppressione. Tutti con la fermezza di agire e ribellarsi alle frequenti prepotenze. Così, quando la polizia ha fatto irruzione allo Stonewall Inn di New York, è scoppiata una forte insurrezione, non soltanto nel locale ma anche nel vicinato. Accanto ai clienti abituali del posto, tantissimi residenti hanno espresso il forte dissenso contro le continue persecuzioni della buoncostume.

A quei tempi, infatti, la polizia del buoncostume maltrattava con violente angheria tutti i cittadini americani che si riconoscevano gay, lesbiche, bisessuali, trans o queer.

La rivolta ha portato a 6 giorni di proteste e scontri violenti con le forze dell’ordine fuori dal bar e presso Christopher Street dove la comunità LGBTQ+ (che ancora non si era organizzata sotto una bandiera, ma ben sapeva di voler essere libera) ha fatto capire di averne abbastanza. In quel luogo ci si è ribellati a tutti i pestaggi, a tutte le violenze subite da coloro che volevano solo esprimere la loro sessualità in maniera libera e consensuale.

Pensate: la polizia di New York si è scusata solo nel 2019 per le aggressioni perpetrate nei confronti della comunità LGBTQ+. Ed è stato per questo, e per tutto quello che è successo in quei giorni, che adesso si commemorano quegli eventi.

Se ti interessa saperne di più su Stonewall, cerca le dichiarazioni di Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera, ma non solo. Ricorda anche Storme DeLaverie e tutti gli altri che a Stonewall c’erano, e si sono fatti portavoce, per anni e anni, di una battaglia che sembrava senza speranza.

Perché non si chiama più Gay Pride?

Grazie al naturale coinvolgimento di un variegato numero di attivisti, a partire dagli anni Ottanta il movimento ha mostrato sempre più la sua identità pienamente traversale. Oggi, accanto ai termini libertà, liberazione e orgoglio è sparito l’appellativo gay, diventato un prefisso o suffisso del tutto obsoleto. Ed ecco che, con fierezza, il Pride coincide con momenti indispensabili e importanti per il mondo arcobaleno.

Non rivolgendosi, quindi soltanto alla comunità gay, ogni evento e manifestazioni legati all’argomento, abbracciano un vasto numero di persone che, con un potente e determinato senso dell’onore, sfoggiano orgogliosamente, la bandiera arcobaleno.

Curiosità sul Pride

Tre curiosità sul Pride? Leggiamole di seguito!

  • Nota come Rainbow Flag, la bandiera arcobaleno è stata creata nel 1978 da Gilbert Baker, artista queer di San Francisco.
  • La prima manifestazione pubblica da parte della comunità LGBT in Italia ha avuto luogo il 5 aprile 1972 a Sanremo, per protesta contro il Congresso internazionale sulle devianze sessuali organizzato dal Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica.
  • Il primo Pride nazionale ufficiale si è svolto nel 1994, a Roma. Da allora i pride nazionali si sono svolti regolarmente ospitati ogni anno in una città diversa: sedi dell’evento, oltre a Roma, sono state Milano, Padova, Bari, Grosseto, Torino, Bologna, Genova, Napoli e Palermo.

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