Don Ambrogio Mazzai blatera, ma Michela Murgia continua a splendere

Don Ambrogio Mazzai e le sue tristi dichiarazioni sul ddl Zan, sull'inclusione delle donne, sui gay e gli etero conviventi: ecco il Medioevo

Sono giorni duri, dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, più in generale e realisticamente sono tempi bui da sempre. La lotta femminista, e in generale ogni lotta per la libertà di espressione individuale, si scontra prepotentemente con i retaggi di una società patriarcale, misogina e razzista.

E in questo scenario, che non con poca fatica e furia cerchiamo di cambiare, oggi ho avuto la sfortuna di imbattermi nell’intervista di Don Ambrogio Mazzai per Vanity Fair. Fino ad oggi non avevo mai avuto il dispiacere di ”conoscerlo”, nonostante la sua fama sui social (365 mila follower su TikTok, 70mila su Instagram).

Scorrere le domande poste dalla giornalista Nina Verdelli, a cui va un meritatissimo plauso per la pazienza, e rileggere più e più volte le risposte di Don Ambrogio (perché non è mai semplice credere che si possano perpetuare certi ragionamenti) è un’escalation di emozioni che comporta non poca fatica e una corrosione di fegato non indifferente. Tra alcune delle sue dichiarazioni più note vi è quella sulla masturbazione «porta a una condizione di dipendenza, simile ad alcune sostanze stupefacenti» per non parlare del paragone tra aborto e «sterminio di massa». Quindi vi consiglio vivamente di munirvi di antiacido prima di proseguire con la lettura.

Don Ambrogio Mazzai contro il ddl Zan

Sugli haters che lo attaccano sui social, Don Ambrogio Mazzai ha le idee chiare e sembra perfino capace di ragionamenti sensati. Ma non tirate un sospiro di sollievo prima del dovuto. Ovviamente la lucidità viene espressa solo per ”difendere” se stessi, per gli altri il trattamento è decisamente differente.

«Certi commenti possono fare molto male a ragazzi più giovani e meno strutturati. C’è chi è arrivato a togliersi la vita. Per questo io sarei favorevole a una regolamentazione della Rete. Con denunce e interdizioni, come avviene con i daspo negli stadi. Chi odia va multato e allontanato». Tutto squisitamente corretto fino a qui. Ed è per questo che la giornalista decide di incalzare Don Ambrogio: «Quindi sarà stato favorevole al ddl Zan, la legge contro i crimini d’odio».

Ed è nella sua risposta che si esprime il vero volto di Don Ambrogio: «No, quel provvedimento privava le persone della libertà di esprimersi». Puntuali e attente, quindi, arrivano le parole di Nina Verdelli con la risposta che ha deciso di dare all’affermazione del suo intervistato: «L’unica libertà che negava, a dire il vero, era quella di danneggiare gli altri con gli insulti, proprio come auspicava lei poco fa».

Michela Murgia splende ancora su tanta ignoranza

L’intervista si è poi concentrata sul linguaggio e sull’importanza delle parole. Don Ambrogio afferma: «Comincia a educare il tuo linguaggio per estirpare i tuoi vizi del parlare». Così la giornalista chiede se il suo ragionamento vada di pari passo con l’educazione del linguaggio richiesta per rispettare le minoranze e il modo in cui vogliono essere rappresentate. Ma indovinate un po’? Don Ambrogio non vede dove stia il problema. Così, nuovamente, incalzato dalla giornalista sulla questione sindaca»«sindaco», lui risponde:

«Questa mi sembra una battaglia ideologica: l’importante è che io porti rispetto a una donna che fa il sindaco, non che la chiami sindaca».

Così risulta necessario nominare Michela Murgia: «Il modo in cui le persone nominano la realtà è anche quello in cui finiscono per abitarla».

Ma anche su questo Don Ambrogio ha da ridire: «Potremmo discutere per ore. Ma se poi io uso le parole giuste e ti tratto male, il mio linguaggio sarebbe incoerente. La questione si risolve dando pari dignità alle donne».

Insomma, a Don Ambrogio di usare le parole corrette proprio non interessa. Ma quel che forse non è chiaro è che nelle parole esiste la forza dell’autodeterminazione. Richiedere l’utilizzo delle parole al femminile per mestieri che prima non lo prevedevano, perché non era previsto che le donne svolgessero quei mestieri, non è un capriccio. Non è una perdita di tempo. E se Don Ambrogio ci tiene a precisare che l’importante è il rispetto, beh, ci tocca precisare che il rispetto parte proprio da lì.

Gay ed etero conviventi e non sposati non sono coerenti con il Cristianesimo

Interrogato sull’approccio inclusivo di Papa Francesco che ha specificato che persone gay o trans possono fare da madrine o padrini, Don Ambrogio esprimere il proprio parere anche su questo punto e ci tiene a precisare: «La stampa tende a dipingere papa Francesco come un portavoce della sinistra, decontestualizzando quello che dice: già da tempo le persone non etero potevano fare da madrina o padrino, purché conducessero una vita coerente con la vita cristiana».

Ma attenzione:  «I gay non rientrano in questa categoria, come non lo rientrano gli etero conviventi e non sposati». Ma le idee di Don Ambrogio non sono chiarissime, perché poi precisa anche: «Escludere non è un atteggiamento cristiano».

Quindi escludere non sarebbe previsto, eppure: tutti inclusi ma senza la possibilità di esprimersi. Tutti inclusi ma limitandosi. Tutti inclusi ma il sacerdozio per le donne no. Tutti inclusi ma le parole al femminile no. Forse una bella lettura dei libri di Michela Murgia aiuterebbe. Ma temo che la capacità di comprenderli non sia inclusa, neanche quella.

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