Omicidio Pamela Mastropietro, chi è il padre Stefano?

Stefano Mastropietro è il padre di Pamela, la ragazza di soli 18 anni uccisa, fatta a pezzi e ritrovata all'interno di due valigie.

Stefano Mastropietro è il padre di Pamela Mastropietro, la ragazza di soli 18 anni brutalmente uccisa, fatta a pezzi e ritrovata nel gennaio del 2018 all’interno di due valigie. Ma cosa le è successo? Chi è stato?

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Chi è Stefano Mastropietro?

Stefano Mastropietro è il padre di Pamela Mastropietro, insieme alla sua ex moglie Alessandra Verni, madre della giovane, aveva lanciato l’allarme di scomparsa della loro unica figlia, il 29 gennaio del 2018. Lei si trovava in una comunità di tossicodipendenti, per sfuggire alla morsa della droga dalla quale era dipendente. Pamela si è allontanata dalla struttura con due valigie, una rossa e una blu. Proprio in quelle due stesse valigie è stato ritrovato il suo corpo fatto a pezzi. Ma cosa è successo?

Il ritrovamento

Un uomo, passando per caso in Via dell’Industria – fra Casette Verdini e Pollenza – scruta poco distante da una villetta due valigie, una rossa e una blu, abbandonate in un piccolo fossato. Dentro ci sono i resti del corpo di una giovane donna, fatta a pezzi. La Polizia giunge immediatamente sul posto e facendo gli esami di rito, scopre che il DNA combacia con quello di Pamela. Stefano Mastropietro e la sua ex moglie Alessandra Verni vengono chiamati per l’identificazione e – tramite Chi L’ha Visto – fanno sapere quanto segue:

Speriamo che non sia lei, anche se questo vorrebbe dire che un’altra famiglia dovrà vivere quest’incubo.

Purtroppo, come sappiamo, sono proprio di Pamela i resti trovati all’interno dei due trolley.

genitori pamela mastropietro

I genitori di Pamelas

Le indagini e l’assassino

Scattano immediatamente le indagini per ricostruire le ultime ore della ragazza uccisa e fatta a pezzi, ma queste durano – per fortuna – poche ore. La mattina del 1 febbraio 2018, un 29enne nigeriano – Innocent Oseghale – viene fermato in relazione all’omicidio di Pamela. Il ragazzo è stato identificato grazie alle videocamere di sorveglianza che lo hanno ripreso vicino a una farmacia, mentre seguiva la vittima la notte della sua scomparsa. Innocent è nigeriano e vive in Italia dal 2015: è un rifugiato senza permesso di soggiorno ed è già noto alle forze dell’ordine per lo spaccio di droga. Il 1 febbraio del 2018, però, viene fermato con l’accusa di omicidio. Il suo stato di fermo fa piombare l’Italia nello sconforto. L’assassino della giovane è stato condannato all’ergastolo e diciotto mesi di isolamento, ma fra lui e il fine pena c’è ancora la Cassazione.

innocent oseghale

Il nigeriano arrestato

Le ultime parole del padre di Pamela Mastropietro e l’atto vandalico

A distanza di anni, Stefano Mastropietro vuole lanciare ancora una volta un messaggio a tutti quelli che tentano di infangare la memoria di sua figlia. È vero, Pamela era una tossicodipendente, ma questo non giustifica il modo orrendo in cui è morta e nemmeno le parole sprezzanti di chi giudica quanto accaduto. Nella zona dove abitava la ragazza uccisa insieme alla sua famiglia è stata eretta una scultura in legno, realizzata dallo scultore Andrea Gandini. Questa, però, è stata brutalmente vandalizzata. Ma perché? Questo atto non ha giustificazioni e Stefano Mastropietro ha voluto dire la sua; così – tramite la pagina Facebook La voce di Pamela Mastropietro – ha scritto:

Basta. Lasciate in pace mia figlia Pamela. Potete pensarla come volete sul perché e sul per come sia morta, potete offendere, infangare, colpevolizzare e giudicare noi genitori, ma lasciate stare lei. Che fastidio vi da’, ormai? Avete, ancora una volta, profanato la sua memoria, danneggiando l’opera che, per lei, era stata apposta a piazza Re di Roma, nella sua città, lo scorso 30 Gennaio, terzo anniversario dai quei tragici e demoniaci fatti. Non vi è bastato leggere (anche se non è detto che ne siate capaci) del suo corpo vilipeso, senza più una goccia di sangue, tagliato in più di venticinque pezzi, della nostra impossibilità di darle un ultimo saluto, il giorno in cui la vedemmo nella bara, per il pericolo che il suo corpo, faticosamente ricomposto, e neanche per intero, si sfaldasse sotto la pressione del nostro ultimo abbraccio terreno.

Stefano, il papà di Pamela, continua così:

Non vi è bastato darle della tossica e della “poco di buono”, sui social, o su qualche scritta sui muri, non conoscendo nulla della sua storia e di chi fosse veramente, rubare la sua fotografia o i suoi peluche. Non vi è bastato leggere (ma, come detto, dubito che ne siate capaci) di due sentenze che, comunque andrà, hanno accertato la ferocia di colui che si è accanito sul suo corpo. No, non vi è bastato, figli dell’ignoranza. Dovevate, ancora una volta, offendere un simbolo a lei dedicato.

Sulla dipendenza dalla droga, poi, Mastropietro ha aggiunto:

Che ne sapete voi della droga? Cosa ne sapete voi della sofferenza che si prova a cercare di strappare una figlia a quel mondo, a cui purtroppo è avvinghiata a causa di un maledetto male psichiatrico, di cui in molti si sono approfittato? Che ne sapete del dolore di un genitore, chiamato a rispondere delle proprie azioni (fatte anche di errori, per carità, ma commessi certamente in buona fede, in un mondo dove tutto corre e dove il compito di accudire la cosa più bella che hai è sempre più complesso e difficile) davanti ad un corpo martoriato, con il cuore di una figlia, che spesso ha battuto all’unisono con il tuo, strappato via dal suo petto, ritrovato a parte in un sacchetto?

padre pamela mastropietro

Il padre di Pamela insieme a sua figlia

Sulla terribile uccisione, invece, Stefano Mastropietro ha detto:

Che ne sapete delle notti insonni trascorse ad immaginare i suoi ultimi momenti? Si sarà resa conto della fine che stava per fare? Quanto avrà sentito male? Quanto avrà sofferto? E perché diavolo è andata via da quella comunità dove, con tanta speranza, era stata ricoverata, per curare, innanzitutto, il male della sua anima? Come è possibile che, a rispondere di tutti quei tragici e sventurati accadimenti, sia stata chiamata a rispondere una sola persona, condannata sì all’ergastolo, ma mai quanto noi? Che ne sapete del valore di quella fotografia o di quei peluche? O di quell’opera che, al di là se possa piacere o no, rappresenta un ricordo, da relegare non solo nell’intimo di una famiglia distrutta per sempre, ma nella coscienza della collettività, a presente e futuro monito di non abbassare o, meglio, di alzare, la guardia contro certi fenomeni, senza paura o ipocrisie?

In gioco c’è la salute e la sicurezza di tutti, infatti, e, comunque la si pensi, certi fatti devono servire per riflettere e migliorare. Perché non accada ancora, si potrebbe auspicare, se vivessimo in un mondo utopistico, o perché accada sempre meno, facendo i conti, invece, con quella che è la realtà. Se così non fosse, si finirebbe con l’essere complici, sicuramente morali, di colui o coloro che compiono certi crimini, dallo spaccio alla violenza sessuale, all’omicidio, al resto.

Infine, il padre di Pamela Mastropietro, Stefano, ha concluso in questo modo:

Non sapete leggere, ho scritto prima. Forse è così. O forse no, pensandoci bene. Perché, in questa storia, abbiamo anche scoperto la grettitudine di chi magari dice di saper leggere, di essere un intellettuale (tra cui qualche giornalista o sedicente opinionista), di essere colui che difende i diritti all’autodeterminazione di tutti, salvo poi affermare, in maniera più o meno diretta, che Pamela, mia figlia, se la sia quasi andata a cercare e, quindi, a meritare, la fine che ha fatto. Innestando nelle menti, allora, il pericoloso modo di ragionare secondo cui, allora, pure il barbone che dorme alla stazione potrebbe andarsi a cercare, magari, di essere bruciato da qualche squilibrato, così come la prostituta di essere menata o abusata, così come una donna vestita con una bella gonna violentata, e via dicendo. Fate semplicemente schifo.

Questa è la verità. Sono stato in silenzio in molti frangenti, ma ora sono io a dire basta. Per tornare a quanto da ultimo accaduto, dunque, denuncerò il fatto, e non sia mai dovesse essere preso l’autore o gli autori di questo ultimo, indegno gesto, vorrò incrociarne lo sguardo. Per guardare dal vivo l’ignoranza che, quando offende la memoria di un morto, rende colui che ne viene guidato, il più meschino tra gli uomini. Stefano Mastropietro, papà di Pamela.

 

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