Brigate Rosse: chi erano, nomi, come si chiama il capo, quanti erano, chi è stato ucciso da loro, omicidio Aldo Moro

Le Brigate Rosse hanno seminato terrore in Italia negli anni Settanta e Ottanta, lasciando profonfa incertezza negli italiani

Le Brigate Rosse hanno dato origine agli anni di Piombo in Italia, seminando terrore e incertezza negli italiani. Scopriamo di seguito chi sono e che ruolo hanno avuto nell’omicidio di Aldo Moro.

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Chi erano le Brigate Rosse?

Protagoniste della storia e degli eventi che hanno segnato gli anni Settanta italiani, le Brigate Rosse sono un’organizzazione terroristica che ha generato gli anni di Piombo. Per conoscere a fondo chi sono, occorre sapere il contesto storico in cui nacquero, gli ideali e il funzionamento dell’organizzazione, le azioni con cui i terroristi diventarono famosi e la vicenda del sequestro di Aldo Moro.

Cosa sono le Brigate Rosse?

Nel parlare di Brigate Rosse, non facciamo riferimento soltanto a un’organizzazione militante ed eversiva di estrema sinistra qualsiasi, quanto alla più pericolosa in Italia. Attive soprattutto nelle città industriali del nord, tra il 1970 ed il 1988, le BR hanno portato a termine una serie di azioni terroristiche ai danni di persone e organizzazioni, uccidendo centinaia di vittime e seminando, oltre al terrore, anche incertezza in tutta la penisola. Il loro obiettivo principale era l’attacco al cuore dello Stato che i brigatisti chiamavano lo Stato imperialista delle multinazionali.

I bersagli

Tra i bersagli delle Brigate Rosse ne possiamo contare moltissimi, tutti legati alla politica, alle forze dell’ordine, allo Stato, e a tutto ciò che, secondo le teorie dell’organizzazione, ostacolava la rivoluzione in Italia. All’inizio i brigatisti hanno agito con sabotaggi industriali, per poi passare ai rapimenti e agli omicidi. In ogni caso, lo scopo delle Brigate Rosse è rimasto sempre quello di sovvertire l’ordine democratico della Repubblica italiana tramite la lotta armata e la propaganda.

Nomi dei brigatisti rossi

All’inizio delle loro attività le Brigate Rosse hanno operato soprattutto in alcune zone in Italia: in Veneto, tra Porto Marghera e Trento, a Torino e Genova, a Roma, per poi infiltrarsi in Toscana e a Napoli. Era una struttura gerarchica capillare che continuava con le colonne, divise in brigate. Ognuna di queste si stabiliva in corrispondenza di una fabbrica o un quartiere. Nel periodo di maggior diffusione le Brigate Rosse contavano sei colonne, tra le più importanti c’erano: Margherita Cagol (Torino), Francesco Berardi (Genova), Walter Alasia (Milano), Annamaria Ludmann (Veneto). Tra gli altri nomi, oltre ai già citati, ricordiamo i fondatori Renato Curcio, Alberto Franceschini, Marco Donat-Cattin, Mario Moretti e le donne Barbara Balzerani, Franca Salerno, Maria Pia Vianale, Francesca Mambro, Adriana Faranda.

Come si chiama il capo delle Brigate Rosse?

Riguardo alle Brigate Rosse, più che un capo, sappiamo che esisteva un collettivo politico metropolitano nell’area di Milano, fondato da Renato Curcio. Il suo gruppo, proveniente dalla facoltà di sociologia di Trento, si è poi saldato con quello nato dall’appartamento di Alberto Franceschini, tutti ex iscritti al partito comunista.

A capo delle Brigate Rosse c’era il Comitato esecutivo, formato da quattro o cinque brigatisti. Da loro dipendevano le più importanti decisioni, anche se era controllato dai quindici membri della Direzione strategica che si occupava di dettare la linea politica del movimento. Per quanto riguarda il caso Moro e la strage di Via Fani, l’ideatore è stato Mario Moretti, sostenuto dalla sua ex compagna e complice Barbara Balzerani.

Quanti erano?

Anche se nel 1976 c’è stata una massiccia ondata di arresti che ha colpito le Brigate Rosse, emerge Mario Moretti, fautore della linea più dura e militarista dell’organizzazione. Con lui alla guida, le Brigate Rosse sono entrare in una vera e propria fase militare, trasformandosi in un’organizzazione di guerriglia, formata da moltissime cellule, infiltrate ovunque.

Chi è stato ucciso dalle Brigate Rosse?

La prima vittima importante è il procuratore di Genova Francesco Coco, nel 1974, che si era rifiutato di trattare con i brigatisti. Seguono Carlo Casalegno, vicedirettore del quotidiano La Stampa, nel 1977. Oltre a questi ci sono decine e decine di morti nelle strage da loro organizzate e messe in atto nel regime di terrore.

Omicidio Aldo Moro

L’uccisione di Aldo Moro, due volte capo del Governo italiano e Presidente della Democrazia Cristiana, è una vicenda che, a distanza di quarantaquattro anni, rimane un caso irrisolto. Per molti versi è la più buia pagina della storia d’Italia, intrecciata ai più grandi misteri internazionali che ancora rimangono avvolti nel silenzio totale.

Il caso Moro è iniziato ufficialmente il 16 marzo 1978, quando l’ex Premier italiano è stato rapito in via Fani. Moro si stava recando alla Camera dei Deputati poichè Giulio Andreotti, per la quarta volta, stava per ottenere dal Parlamento il voto di fiducia da tutti i rami, democratico, socialista e comunista. Da sottolineare che il PCI era per la prima volta nell’area di Governo della Repubblica in Italia.

Quel giorno, come ogni mattina, il Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro ha lasciato il suo appartamento per salire sull’automobile con gli uomini della sua scorta. Dopo essersi recato in chiesa per la messa quotidiana, si è trovato in via Mario Fani. Pur essendo una strada tranquilla di un quartiere residenziale di Roma, non faceva però parte del percorso consueto. Non si scoprirà mai perchè il corteo passò da lì e perchè si fermò. L’unica certezza è data dal fatto che un commando, composto anche dalle Brigate Rosse si affiancò alle auto e aprì il fuoco. Cinque militari, due carabinieri e tre poliziotti, sono stati uccisi.

Aldo Moro, unico sopravvissuto alla strage, è stato sequestrato. Poche ore dopo, contemporaneamente a Roma, Milano e Torino, è stato comunicato dalle Brigate Rosse che l’ex Premier italiano era nelle loro mani.

Perchè Aldo Moro?

Moro era stato, insieme a Enrico Berlinguer, l’allora segretario del Partito Comunista, il fautore principale di un avvicinamento tra i due partiti. Si trattava di un avvenimento storico, poiché il PCI era il primo partito comunista d’Europa, formalmente alleato al partito comunista sovietico.

Il sequestro di Aldo Moro è durato cinquantacinque giorni, durante i quali l’ex Premier è rimasto sempre a Roma, in un appartamento in via Montalcini. Il 18 marzo 1978 le Brigate Rosse hanno comunicato le ragioni del suo rapimento. Lo chiamavano teorico e stratega di un regime democristiano che opprimeva il popolo italiano da trent’anni, favorendo la controrivoluzione imperialista in Italia.

Hanno anche comunicato che Moro, in quanto rappresentante della classe politica italiana, sarebbe giudicato da un Tribunale del popolo. Durante i giorni della sua prigionia, Moro ha scritto a parenti e amici, nonché al ministro dell’interno Francesco Cossiga e agli altri esponenti politici, chiedendo sempre di trattare per il suo rilascio. Il tutto in un assoluto silenzio di non risposte da parte della politica italiana.

La fine del Processo Moro

Il 15 aprile le Brigate Rosse hanno reso noto che il processo era finito e che Moro era condannato a morte. Il il 20 aprile hanno poi chiesto uno scambio di prigionieri, in cambio della vita dello statista. Le forze politiche del paese, a eccezione del Partito Socialista di Craxi, che ha proposto i nomi di tre brigatisti per uno scambio, e dei radicali, sono per la linea dura, nonostante gli appelli del papa Paolo VI.

Dopo una prigionia di cinquantacinque giorni nel covo di via Camillo Montalcini 8, sembrerebbe le Brigate Rosse abbiano deciso di concludere il sequestro uccidendo Moro. Dopo averlo fatto salire dentro il portabagagli di un’automobile Renault 4 rossa rubata, gli hanno ordinato di coricarsi e coprirsi con una coperta. Secondo le ricostruzioni, la motivazione era che volevano trasportarlo in automobile per poi essere trasferito in un altro luogo.

Il corpo di Aldo Moro, tutto rannicchiato e con dodici proiettili, fu ritrovato nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani. Quella via è vicina a due luoghi emblematici, sia alla sede nazionale della Democrazia Cristiana a Piazza del Gesù sia a quella del Partito Comunista Italiano in via delle Botteghe Oscure. Aldo Moro aveva 61 anni.

Nessuno, all’interno della direzione della Democrazia Cristiana, si era pronunciato a favore di una riapertura delle trattative. Il quarto governo Andreotti avrebbe ricevuto la fiducia soltanto nel 1979 e i comunisti non sarebbero mai entrati in una maggioranza di governo.

Riguardo al Caso Moro restano una serie di misteri irrisolti: un possibile coinvolgimento dei servizi segreti, la sparizione di alcuni documenti. Su tutto primeggia il ruolo ambiguo di Mario Moretti, sospettato di avere contatti con i servizi segreti e con la malavita organizzata.

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