Tornano le canzoni italiane su Instagram, chi aveva ragione tra Meta e Siae? Ecco cosa è successo

Sono tornate le canzoni italiane su Instagram, cosa è successo e chi aveva ragione tra Meta e SIAE sull'accordo? Ecco le due versioni

Tornano disponibili le canzoni italiane su Facebook e Instagram, cosa è successo e chi aveva ragione tra Meta e SIAE? Di seguito tutta la storia spiegata nel dettaglio e le trattative in corso.

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L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha imposto a Meta di riprendere le trattative a proposito della questione dei diritti musicali con Siae. 

Quanto tornano le canzoni in italiano su Instagram?

A partire da subito, previa autorizzazione di Siae, gli utenti potranno utilizzare nuovamente canzoni italiane nelle stories e nei reels di Instagram e su Facaebook. In una nota, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di adottare misure cautelari per contrastare il presunto abuso da parte della società di Mark Zuckerberg.

Cosa succede se non riescono a mettersi d’accordo?

L’Agcm ha stabilito che la trattativa tra Meta e SIAE debba riprendere immediatamente. In caso di disaccordo tra le parti, in riferimento alla qualità e alla quantità di informazioni che Meta è stata invitata a fornire, nominerà un fiduciario incaricato di individuarle. Entrerà, quindi, in gioco un soggetto terzo, estraneo ad ambo le parti.

Meta contro SIAE e viceversa, cosa è successo?

Da diverse settimane gli utenti di Instagram Facebook hanno perso la possibilità di condividere musica italiana nelle proprie Stories: ma cosa è successo e perché SIAE e Meta non sono riuscite ad ottenere un accordo?

La versione di SIAE

In una e-mail inviati agli iscritti, Siae addossa a Meta la colpa del mancato accordo. Alla base ci sarebbero poca trasparenza sui ricavi, mancanza di adesione alle norme europee, cifra forfettaria imposta.

«La negoziazione è stata interrotta per il rifiuto di Meta di condividere con SIAE le informazioni necessarie alla definizione di una somma congrua per remunerare gli autori e gli editori. Le normative europee stabiliscono che gli aventi diritto debbano ricevere una somma adeguata e proporzionata per l’utilizzo delle loro opere».

Meta, quindi, avrebbe imposto a SIAE una cifra forfettaria, senza fornire il calcolo di una somma adeguata e proporzionata dai ricavi effettive delle opere musicali e senza possibilità di negoziazione: «prendere o lasciare». 

In pratica, secondo la versione della SIAE, Meta non vuole condividere i dati relativi ai ricavi derivati dall’utilizzo delle opere musicali, costringendo così le società che tutelano i diritti d’autore ad accettare una cifra forfettaria (al fronte di 116 miliardi di euro di fatturato solo nel 2022) senza possibilità di replica.

Nella lunga mail, dunque, SIAE spostava tutte le responsabilità su Meta, additando la mancanza di trasparenza come motivazione principale del mancato accordo.

La versione di Meta sull’accordo

La versione di Meta, invece, basa il mancato accordo su una ragione prettamente economica. Angelo Mazzetti, responsabile affari istituzionali di Meta ha precisato che la società «non ha deciso di interrompere le trattative unilateralmente»

Alla base del mancato accordo sarebbe stato «l’importo richiesto da Siae, che inizialmente è stata di 4 volte superiore all’importo concordato fino al 2022 senza che venisse fornita alcuna motivazione mentre i diritti di licenza erano sostanzialmente di gli stessi».

Il rappresentante di Meta ha spiegato che Meta ha tentato di mantenere viva la negoziazione, presentando un’offerta significativamente più alta della royalty concordata: «Abbiamo progressivamente aumentato la nostra offerta cercando di andare incontro alle richieste di Siae che, tuttavia, si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta inferiore a un aumento del +310%».

La replica di SIAE

Alle dichiarazioni di Meta, però, è arrivata puntuale la contro replica della SIAE che sottolinea, nuovamente, che l’assenza delle opere musicali italiane è legata a una decisione unilaterale di Meta.

E in merito alla presunta richiesta del +310% la replica è lapidaria: «Tutto falso». Di seguito la dichiarazione ufficiale del del presidente di Siae, Salvo Nastasi:

«La dichiarazione di Meta che – Siae si è rifiutata di accettare qualsiasi offerta che fosse inferiore ad un aumento del 310% rispetto all’accordo del 2022- è semplicemente falsa. Come detto nella nostra audizione, che in maniera trasparente abbiamo deciso di rendere pubblica a differenza di Meta, la nuova licenza non è comparabile a quella siglata nel 2020 e qualsiasi raffronto in percentuali è semplicemente pretestuoso. Meta si chiamava Facebook, non voleva occuparsi di Metaverso e i suoi ricavi e sfruttamenti del nostro repertorio non erano minimamente paragonabili a quelli attuali. Oltre a questo, la dichiarazione è falsa e pretestuosa in quanto SIAE non ha mai dato un ultimatum a Meta come fatto da quest’ultima e non abbiamo mai detto che la nostra ultima offerta sia il minimo che saremmo disponibili ad accettare».

In attesa di nuovi aggiornamenti, utopicamente ci auguriamo che alla fine possa sempre avere la meglio la musica

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