Luigi Ciavardini, chi è il terrorista Nar condannato per la strage di Bologna? Tutta la storia e cosa c’entra con Chiara Colosimo

Cosa sappiamo su Luigi Ciavardini? E per quale motivo è stato accostato a Chiara Colosimo? I dettagli a seguire nell'articolo.

Luigi Ciavardini è passato agli onori di cronaca per il suo presunto coinvolgimento nella Strade di Bologna nell’agosto del 1980. Da sempre si dichiara innocente, ma di recente il suo nome è stato accostato a quello della Neopresidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo, finita fra le aspre polemiche della controparte.

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Luigi Ciavardini, comunque, in passato è stato accusato dell’uccisione del poliziotto Francesco Evangelista e del giudice Mario Amato, insieme al suo amico e collaboratore Gilberto Cavallini. Nonostante entrambi non abbiano mai negato di aver preso parte al gruppo terroristi Nar, si sono sempre dichiarati estranei per ciò che è avvenuto a Bologna, proclamandosi vittime anch’essi della Strage.

Chi è Luigi Ciavardini?

Luigi Ciavardini è conosciuto come uno dei militanti storici della Capitale nei tristi Anni di Piombo; dal 2009 si trova in stato di semilibertà, ma in passato ha ricevuto una condanna a 30 anni per la Strage di Bologna, e una a 13 anni per l’omicidio del poliziotto Francesco Evangelista. Infine, ancora una a 10 anni per l’uccisione del giudice Mario Amato. 

Insieme a Gilberto Cavallini, Francesca Mambro e Valerio Fioravanti ha preso parte all’attentato di fronte al Liceo Classico di Roma Giulio Cesare, in cui è morto proprio Evangelista, detto Serpico. In quell’occasione rimase ferito anche Giuseppe Manfreda, un suo collega. Poche settimane più tardi, poi, l’omicidio del giudice Mario Amato che – in quegli anni – si occupava di fare inchieste sui principali movimenti eversivi di destra.

Gli inquirenti, però, hanno accusato Luigi Ciavardini e i suoi della Strage di Bologna, avvenuta il famoso 2 agosto del 1980. Nonostante il gruppo non abbia mai negato il coinvolgimento in altri atti criminosi, si è sempre dichiarato innocente di fronte ai fatti di Bologna. In quell’occasione rimasero uccise nella stazione centrale della città ben 85 persone, con oltre 200 feriti. Ciavardini si dichiara ancora oggi l’ottantaseiesima vittima della Strage, poiché estraneo a quanto successo.

La sentenza

Dopo molte vicende giudiziarie controverse, si è arrivati a una condanna a 30 anni di carcere nel 2007, ma senza due capi di imputazioni importanti: il concorso nella collocazione dell’ordigno esplosivo e le lesioni. Francesco Maurizio Cossiga – morto nel 2010 ed ex Presidente della Repubblica Italiana – negò, a un certo punto, il coinvolgimento di Luigi Ciavardini e i suoi nella Strage di Bologna. Tuttavia, questo non è bastato a negare loro l’ergastolo.

Nel libro Tutta un’altra strage, Ciavardini ha dichiarato quanto segue: “Per me c’è stato un continuo accanimento. Sono convinto di questo. Non potevano tirarmi in ballo direttamente e all’improvviso, senza che prima si fosse fatto il mio nome, vengono fatti i nomi di Taddeini e De Angelis a tavolino. È grave dirlo, ma nei tribunali di Bologna hanno tirato fuori una sceneggiatura da far concorrenza alle fiction della Rai”.

Cosa c’entra la vicinanza di Luigi Ciavardini con Chiara Colosimo?

Chiara Colosimo è invece una deputata di Fratelli d’Italia, nonché recentemente eletta Presidente della Commissione Antimafia. Il suo nome, tuttavia, ha riportato in auge la sua vicinanza (presunta, a quanto pare) a Luigi Ciavardini. L’esponente del partito di Giorgia Meloni è stata accostata al terrorista nero per via di Gruppo Idee, un’associazione che si occupa di recupero e reinserimento dei detenuti. 

In merito a Ciavardini, Chiara Colosimo ha dichiarato quanto segue: “Io non ho amicizie. Ho semplicemente espletato, nelle mie funzioni di consigliere regionale, quello che mi era concesso e che era anche dovuto e cioè incontrare anche persone che sono state o sono detenute”-

E ancora: “Conosco il presunto Ciavardini, esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche, poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato le loro pene”. Sancendo, così, la fine della polemica.

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