Rita Atria, chi era il fidanzato Calogero Cascio? Chi è il fratello ucciso? Tutta la storia

Cosa è successo a Rita Atria? Perché a distanza di 31 anni si indaga sulla sua morte? Ecco cosa c'è da sapere...

Rita Atria è la figlia del boss mafioso Vito Atria, ucciso il 18 novembre del 1985 a Partanna per via di un regolamento di conti. La ragazza decise poi di collaborare con la giustizia, prendendo esempio da sua cognata Piera Aiello; dopo aver parlato con le Forze dell’Ordine venne quindi allontanata e isolata poiché il suo gesto era stato visto come un disonore, sia dai compaesani che dalla sua stessa famiglia. Rita ruppe il muro dell’omertà.

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Quegli anni furono per Rita Atria molto dolorosi e fatti di solitudine, fino all’incontro con l’ormai defunto magistrato Paolo Borsellino, che all’epoca era Procuratore di Marsala. A lui la ragazza si legò come un secondo padre, ma cosa è successo poi? La storia della giovane ha dell’incredibile e la sua tragica fine, oggi, è motivo di dubbi e indagini. Perché?

Tutta la storia di Rita Atria

Come abbiamo detto, Rita Atria è stata una collaboratrice di giustizia e ha pagato con la vita la sua onestà: dopo la morte di suo padre e di suo fratello è stata allontanata e rifiutata dalla madre e dalla sorella. Nel 1991, poi, ha incontrato Paolo Borsellino a cui si è legata come un secondo padre. Grazie alle rivelazioni di Rita e di sua cognata Piera Aiello vennero arrestati diversi affiliati alle cosche mafiose di Partanna, Sciacca e Marsala. Per questo motivo è obbligata a trasferirsi a Roma, in una località segreta e sotto falso nome, vivendo una vita totalmente isolata dal resto del mondo.

Nei suoi diari Rita Atria scriveva: “Bisogna rendere coscienti i ragazzi che vivono nella mafia che al di fuori c’è un altro mondo, fatto di cose semplici ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di quello o perché hai pagato per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare? Se ognuno di noi prova a cambiare forse ce la faremo”.

Chi era il fratello morto ucciso?

Come abbiamo detto, Rita Atria – nata il 4 settembre del 1974 – era nata dal matrimonio fra Vito Atria e Giovanna Cannova; insieme al padre, anche un altro uomo faceva parte della sua famiglia: suo fratello Nicola, più grandi di 10 anni rispetto a lei. Lui, insieme al padre, era parte di una cosca mafiosa.

Vito, mafioso vecchio stampo, si diceva aiutante dei pastori nel ritrovare le loro pecore, che in realtà rubava per riportarle indietro e chiedere il pizzo per essere riconsegnate. La madre di Rita le è sempre stata ostile: la ragazza, infatti, era nata da una violenza e non da un rapporto di amore. Il padre morì quando lei aveva solamente 11 anni, ucciso perché contrario all’ingresso della droga a Partanna.

Nicola, il fratello di Rita Atria, cercando vendetta per suo padre, diventa inspiegabilmente uno spacciatore poiché gli affari avevano primaria importanza. Nel 1991, dopo circa sei anni, nel tentativo di attaccare i killer di Vito Atria, sbaglia l’agguato e finisce ucciso nella sua pizzeria a Montevago.

Da qui, Piera Aiello – cognata di Rita Atria – per vendicare suo marito decide di denunciare tutto alla Polizia, collaborando con la Legge e rompendo per prima il patto di omertà tipico delle associazioni mafiose. In qualità di testimone di giustizia viene trasferita anche lei a Roma, ovviamente sotto protezione.

Rita segue il suo esempio e il 5 novembre del 1991 incontra a Marsala Paolo Borsellino e Alessandra Camassa, a cui rivela tutto ciò che sa sulle cosche mafiose a cui appartenevano suo padre e suo fratello. Grazie a lei, i magistrati vengono a conoscenza di tanti aspetti fino ad allora oscuri.

Chi era il fidanzato Calogero Cascio?

Dopo la collaborazione con la Polizia, Rita Atria fu lasciata dal suo fidanzato Calogero Cascio, allora incaricato della raccolta del pizzo per conto delle associazioni mafiose.

Il suicidio di Rita Atria

La morte di Paolo Borsellino nella conosciuta strage di Via D’Amelio – il 19 luglio del 1992 – segnò fortemente la vita di Rita Atria: la ragazza decise di togliersi la vita per il dolore e per la paura di ritrovarsi totalmente sola. Il 26 luglio, pochi giorni dopo la morte del magistrato, si lanciò dal settimo piano di un palazzo in Viale Amelia, 23 nella Capitale. Sul suo diario lasciò scritto quanto segue: “Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi”.

E ancora: “Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarsi. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta”.

Nonostante siano passati molti anni, ancora oggi ci si chiede se la morte di Rita sia stata davvero per suo volere oppure no. Ecco il servizio del programma Rai Chi L’ha Visto.

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