Femminicidio cosa vuol dire? Qual è il significato di questo termine e da dove viene? Ecco cosa c’è da sapere

Cosa c'è da sapere sul termine "femminicidio"? Chi ha inventato questa parola? Scopri il significato e le origini a seguire...

Da dove arriva la parola “femminicidio”? Questo termine è sempre più frequente nel lessico attuale e indica l’uccisione di una donna da parte del partner o di un ex partner.

A differenza del termine “omicidio”, infatti, femminicidio indica un crimine commesso sotto matrice misogina. Il neologismo di cui stiamo parlando, tuttavia, non è condiviso da tutti poiché ritenuto forzatamente ideologico. Alcuni, infatti, sostengono che il termine sia stato coniato dalla stampa per identificare un fenomeno sociale.

Il fenomeno di cui parliamo è la violenza contro le donne in quanto donne. A prescindere da questo concetto, comunque, la parola femminicidio è stata ideata dalla criminologa Diana Russel, che usò il termine per la prima volta nel suo libro del 1992 Femicide. Nel volume è spiegato il significato intrinseco.

Ecco cosa si legge: “Il concetto di femminicidio si estende al di là della definizione giuridica di assassinio ed include quelle situazioni in cui la morte della donna rappresenta l’esito o la conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine”. Ma cos’altro c’è da sapere su questo termine?

Cosa vuol dire “femminicidio”?

Nel 1993, un anno dopo il termine coniato da Diana Russell, anche l’antropologa Marcela Lagarde ha usato per la prima volta il termine femminicidio in relazione ad alcuni studi sulle violenze subite dalle donne messicane. In questo caso, però, la parola in questione è stata estesa anche a stupro e maltrattamenti.

Entrambe le due donne, la criminologa Russell e l’antropologa Lagarde, individuano le radici nell’isolamento sociale delle donne all’interno di una cultura ritenuta maschilista. Ecco cosa ha riferito la messicana: “La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine che comportano l’impunità tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa”.

Il termine nel vocabolario italiano

In Italia, comunque, il termine femminicidio si è iiniziato a usare più comunemente a partire dal 2008 quando Barbara Spinelli – consulente dell’ONU – ha pubblicato un libro dal titolo Femminicidio, in merito alla violenza sulle donne. Secondo l’Accademia della Crusca, invece, la parola in questione significa: “Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte”.

Nel nostro Paese, comunque, il termine femminicidio indica esclusivamente l’omicidio di una donna, sostituendo parzialmente la parola “uxoricidio”, introdotta nel linguaggio giuridico per indicare l’assassinio della propria moglie (dal latino, uxor). Successivamente è stato esteso al coniuge di entrambi i sessi. In termini giuridici, comunque, non esiste il reato di femminicidio, ma si identifica sotto la dicitura di “omicidio volontario”.

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