Chiara Ferragni sta sbagliando ciò per cui è diventata famosa: la comunicazione

Chiara Ferragni ha ragione: si tratta di un errore di comunicazione. Ma stavolta la faccenda del pandoro c'entra in parte, io parlo del dopo.

Sembra incredibile, eppure è così: Chiara Ferragni, da quel 15 dicembre, quando ha ricevuto la multa di un milione di euro dall’antitrust per la faccenda della pubblicità ingannevole del pandoro Balocco, ha sbagliato ciò per cui è famosa nel mondo, ovvero la comunicazione.

A partire dal video di scuse pubblicato su Instagram (quello con la famosa tuta grigia), fino all’intervista di ieri sera, da Fabio Fazio, in cui si è raccontata come una vittima dell’odio social e ha parlato, a più riprese, di fraintendimenti da parte della gente, Chiara Ferragni, che era uno squalo in un acquario di pesci rossi, improvvisamente è diventata un pesce rosso in un oceano di squali. La bolla in cui viveva si è inesorabilmente spaccata e la realtà si è rivelata più complessa, stratificata, scomoda di quanto potesse immaginare: interazione non vuol dire approvazione, follower non vuol dire fan, click non vuol dire consenso.

Ho sempre avuto l’impressione che Chiara Ferragni vivesse in una sorta di Truman Show, in un mondo artificiale, ovattato, non del tutto connesso con la realtà; una specie di reality show, mi viene da dire, di cui era autrice, regista, conduttrice e protagonista e il cui pubblico era una massa informe di follower. Trenta milioni di utenti senza volto, senza nome, dislocati nel mondo, con un solo obiettivo: divinizzare una giovane donna che – da che pubblicava autoscatti in cui mostrava i vestiti che aveva addosso – è diventata un’imprenditrice di fama mondiale.

E oggi, dopo i fatti legati al pandoro Balocco, ne ho la conferma, del resto la sua comunicazione ne è la prova: Chiara Ferragni ha scoperto che al di là dello schermo c’è gente capace di indignarsi per svariate (e al momento tutte presunte) truffe aggravate. Ha scoperto l’odio social, dice. Ma, soprattutto, ha scoperto che i social, che finora l’avevano tenuta al riparo dalla realtà, oggi non possono più fare nulla per proteggerla (e quindi lei, per evitare uno schianto ancora più doloroso, ha tolto ai suoi follower la possibilità di commentare i suoi post per molte settimane).

Chiara Ferragni da Fazio conferma che è tutto un errore di comunicazione

Ieri sera, da Fazio, ha parlato – come accennavo – di fraintendimenti da parte del pubblico. Poteva essere l’occasione della verità, invece – con un vocabolario stringato (uso un eufemismo) – ha spostato il focus sul pubblico che non ha capito, non su di sé, sull’azienda di cui è a capo e su Balocco, che hanno fatto – in buona o cattiva fede, non sta a noi stabilirlo – una pubblicità ingannevole.

Le parole che usiamo, ma – soprattutto – il modo in cui le utilizziamo, cambiano profondamente il senso delle azioni che compiamo: la scelta di dare la responsabilità al pubblico che non ha capito, sebbene abbia aggiunto che si scusa («Se le persone hanno capito male (…) c’è stato un errore. Abbiamo sbagliato. Mi scuso»), dimostra la precisa volontà di deresponsabilizzarsi, di dividere la colpa con gli altri.

Infatti lei non si scusa, semmai si scusa se qualcuno ha capito male. Dice «Se le persone hanno capito male, se hanno frainteso che con i miei prodotti potevano partecipare alle beneficenza, c’è stato un errore. Abbiamo sbagliato. Mi scuso». Sta tutto qui: si prende (parzialmente) le proprie responsabilità solo se gli altri si prendono la responsabilità di ammettere di aver frainteso.

È tutto sbagliato: la comunicazione di Ferragni fa acqua da tutte le parti e il fatto che lei (e chi le sta intorno) non se ne renda conto dimostra che vive in una realtà che nella realtà non esiste. Chiara, benvenuta tra noi.

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