Alessia Pifferi tutta la storia: ultime notizie, oggi il processo, ecco cosa rischia se verrà condannata

Cosa rischia Alessia Pifferi? Tutta la storia a seguire nel nostro articolo: oggi il processo definitivo per la donna

Il nome di Alessia Pifferi è purtroppo tristemente noto alla cronaca italiana per ciò che è avvenuto nel 2022. La donna ha abbandonato sua figlia di 18 mesi in casa da sola per quasi una settimana.

Nonostante inizialmente ci sia stato un gran caos circa le condizioni psico-fisiche di Alessia Pifferi, quest’ultima è stata giudicata perfettamente capace di intendere di volere; con questa diagnosi, quindi, sarà impossibile evitarle l’ergastolo usando come scusante la Sindrome di Calimero.

Questa Sindrome si riferisce a chi, per giustificare un omicidio, attribuisce le colpe a fattori esterni, familiari o personali che siano. Tutti in aula, infatti, hanno notato che Alessia Pifferi abbia più volte cercato di virare le notizie a suo favore, tentando con il suo vittimismo di manipolare l’epilogo del processo.

Oggi – 13 maggio 2024 – Alessia sarà nuovamente in aula per il suo processo che potrebbe definitivamente decretare cosa ne sarà di lei: i suoi avvocati chiedono, ovviamente, che venga respinta con forza l’ipotesi di ergastolo, ritenendo che la loro assistita sia pienamente e sentitamente pentita di quanto accaduto.

Tutta la storia di Alessia Pifferi

Alessia Pifferi è accusata di aver causato la morte di sua figlia Diana, di soli 18 mesi. La bimba è morta di stenti dopo esser rimasta sola in casa per sei giorni; la madre – 39 anni all’epoca dei fatti – era andata a trovare il suo compagno a Leffe, nella provincia di Bergamo. Non era la prima volta che lasciava in casa la bambina da sola.

Dalle indagini, infatti, è emerso che Alessia era solita lasciare Diana in casa senza la supervisione di nessuno, soprattutto nei weekend. La volta che è costata la vita alla bambina, però, la donna era rimasta fuori dall’abitazione, senza nemmeno tornare a controllare, per sei lunghissimi giorni, rientrando il 20 luglio.

Appena entrata in casa aveva trovato sua figlia morta nel lettino; inizialmente la mamma ha tentato di rianimarla, ma purtroppo senza successo. Per questo motivo è stata costretta a chiamare inevitabilmente i soccorsi. Diana non aveva mai conosciuto suo padre, che a quanto sembra è sconosciuto anche dalla stessa Pifferi.

Il parto

Alessia Pifferi avrebbe partorito sua figlia da sola, in bagno, senza mai nemmeno registrarla da un pediatra, né tantomeno iscrivendola in un asilo nido. Diana, inoltre, non risultava aver ricevuto alcun vaccino. Questo caso ha sconvolto l’Italia intera ed è una storia che appare quasi surreale.

L’opinione pubblica ha mostrato un grande sdegno nei confronti della donna accusata di questo tremendo crimine senza senso. Fin da subito, però, ci si è chiesti se Alessia fosse in grado di intendere e di volere, ma una sentenza psichiatrica ha stabilito che la donna era perfettamente conscia di quello che stava facendo.

Purtroppo, inizialmente l’avvocatessa Alessia Pontenani, che assiste la mamma di Diana, ha manipolato il certificato psicologico della sua cliente, dichiarando che avesse gravi turbe psichiche. La diagnosi è stata poi smentita dalla perizia psichiatrica commissionata dalla Corte d’Assise di Milano al perito Elvezio Pirfo.

Quest’ultimo ha ritenuto Alessia Pifferi perfettamente in grado di intendere e di volere e per questo motivo, l‘ipotesi di ergastolo rimane formalmente in piedi.

La versione dei familiari

Chi ha seguito gli aggiornamenti del processo avrà certamente visto in aula la madre e la sorella di Alessia Pifferi; la donna è accusata di omicidio volontario pluriaggravato, reato per cui è prevista la massima pena. Come accennato inizialmente, la responsabile della morte di Diana ha cercato in ogni modo di accollare le colpe del fatto ai fattori esterni che l’angosciavano.

Fra questi, secondo le sue dichiarazioni spontanee, ci sarebbero l’odio di sua sorella e la mancata assistenza da parte di sua madre. Ovviamente, queste due hanno sempre sostenuto totalmente il contrario: diverse volte, infatti, hanno offerto supporto morale e materiale ad Alessia, che però non è mai stata in grado di coglierlo.

Viviana Pifferi, sorella di Alessia, e Maria Assandri, madre delle due, sostengono che la loro cara abbia sempre e solo pensato a sé stessa, raccontando spesso bugie anche ai suoi familiari. Per questo motivo, nessuno dei parenti era consapevole che Diana fosse rimasta sola in casa nei suoi ultimi giorni di vita.

La Sindrome di Calimero

Come accennato, Alessia Pifferi ha cercato in ogni modo di sfruttare al meglio la Sindrome di Calimero, mostrandosi sempre e solo come la vittima e mai come la responsabile diretta di quanto accaduto a sua figlia. La donna, inoltre, ha spesso sostenuto di avere un deficit, che però non le era mai stato reso noto dalla sua famiglia.

Se lo avesse saputo, ha dichiarato, si sarebbe certamente fatta curare. Il deficit di cui parla, però, non è mai stato messo agli atti. Anche qui, come sostiene la criminologa Anna Vagli, ci troviamo di fronte a un tentativo di manipolazione e vittimismo, per provare a giustificare i proprio atti criminali.

Il presunto abuso sessuale

Alessia Pifferi, in aula, ha menzionato anche un presunto abuso sessuale vissuto a soli 10 anni, corredato da violenze domestiche da parte di suo padre nei confronti di sua madre. La narrazione voluta dall’imputata, dunque, è orientata a suscitare pietà, anziché a fornire una spiegazione (sebbene non possa reggere) su quanto accaduto a sua figlia Diana.

Il suo linguaggio del corpo, comunque, la tradisce. Alle domande della Corte, infatti, Alessia ha spesso scosso la testa suggerendo una certa discrepanza fra le sue parole e le reali emozioni. Diverse volte ha poi chiuso gli occhi e sbattuto le palpebre, che sarebbero segnali tipici di autodifesa e menzogna. Mentre parlava poi di sua sorella Viviana, appariva incoerente e poco autentica. 

Cosa rischia oggi?

Per Alessia Pifferi è stato richiesto l’ergastolo, ma la sua legale – Alessia Pontenani – si è battuta da sempre per far sì che riconoscessero l’infermità mentale alla sua assistita. L’avvocato di parte civile Emanuele Di Mitri è stato il primo a prendere parola in aula e questa mattina ha detto: “Ci troviamo di fronte a una condotta di natura volontaria, a un caso agghiacciante in cui la responsabilità è chiara a seguito di granitiche prove, mai scalfite dagli esiti dell’istruttoria. In questo processo c’è solo una verità: Alessia Pifferi è colpevole dell’omicidio della piccola Diana, sapeva benissimo che abbandonando la figlia in quel modo ne avrebbe provocato la morte”.

L’avvocato di Viviana Pifferi e della madre di quest’ultima e dell’imputata, poi, ha dichiarato: “Alessia Pifferi decide autonomamente di lasciare la figlia in casa, mente al compagno e ai familiari su dove è la bambina. Il dubbio sull’imputabilità è stata smantellata dalla perizia che sostiene che era capace di intendere e volere al momento del fatto. In quest’aula non c’è stato un solo elemento a suo favore. Abbiamo assistito a tentativi di giustificare una condotta omicidiaria, tentativi da commedia dell’arte meschini. Ha tradito la piccola Diana. Alessia Pifferi ha accettato il solo esito possibile: la morte”.

E ancora, chiedendo di non riconoscere le attenuanti generiche, l’avvocato ha aggiunto: “L’omicidio “ha un solo responsabile, un solo nome” ha concluso l’avvocato che ha chiesto di non concedere le attenuanti generiche e di liquidare 200mila euro per la madre dell’imputata e 150mila euro per la sorella come danno d’immagine (o 100mila euro ciascuna come provvisionale) per una famiglia che è “già attinta dall’ergastolo del dolore”.

Le parole del legale di Alessia Pifferi

Alessia Pontenani – avvocato della Pifferi – ha invece dichiarato quanto segue: “Non è nostro compito dare giudizi morali su Alessia Pifferi, vi chiedo l’assoluzione. È evidente che non volesse uccidere la bambina. Alessia ha avuto un’infanzia terribile, è cresciuta nell’incuria e nell’abbandono. E’ innegabile che già all’asilo avesse dei problemi”.

Nella fase requisitoria, comunque, il Procuratore De Tommasi ha chiesto l’ergastolo per Alessia Pifferi, sostenendo che sia colpevole di omicidio volontario. Il PM, poi, ha affermato che – abbandonando la piccola sola in casa – la donna non solo ha preventivato il rischio di morte della stessa, ma ha deliberatamente permesso che questo fosse il triste epilogo della sua breve vita.

Inoltre ha chiesto che vengano riconosciute le aggravanti del rapporto di filiazione e dei futili motivi, considerando anche la premeditazione. La parte civile ha dichiarato di appoggiare tali richieste. La difesa di Alessia Pifferi, invece, ha continuato a richiedere che si riconosca formalmente l’infermità mentale, totale o parziale, della sua assistita. 

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