Eugenia Roccella contestata al Salone del libro di Torino, cosa è successo e perché era necessario

Eugenia Roccella contestata al Salone del libro di Torino, cosa è successo e perché? Le parole di Michela Murgia e i dettagli VIDEO

La ministra Eugenia Roccella è stata contestata durante la giornata di ieri, sabato 20 maggio, al Salone del libro di Torino da un gruppo di attiviste di Extinction Rebellion e di Non una di meno: scopriamo cosa è successo e perché era necessario per la sopravvivenza della democrazia.

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Quindici persone, tra quelle che hanno manifestato, democraticamente e in maniera non violenta, sono state identificate dalla Digos della Questura di Torino. Il direttore Nicola Lagioia è stato accusato di non aver trattato ”con abbastanza forza” quanto stava succedendo. Alle attiviste è stato imputata l’incapacità di confronto perché non hanno voluto ”dialogare” con la ministra sulle sue posizioni contro l’aborto. Ma queste accuse non hanno nulla a che fare con la democrazia e con il diritto di manifestare liberamente. Scopriamo punto per punto cosa è successo, perché è necessario stare dalla parte delle attiviste e rivendicarne il lavoro.

Eugenia Roccella al Salone del libro, cosa è successo?

Il tutto è avvenuto presso l’Arena Piemonte, dove la ministra responsabile della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, stava presentando il suo libro intitolato ‘Una famiglia radicale‘.

Tra il pubblico erano presenti gli attivisti e le attiviste di Extinction Rebellion e del movimento Non una di meno. Durante il discorso della ministra sul suo libro, gli attivisti hanno iniziato a gridare slogan e si sono seduti per terra nella sala impendendo che la ministra potesse procedere nella sua presentazione. La polizia è intervenuta immediatamente. La ministra ha proposto un confronto pubblico e una militante è salita sul palco per leggere un comunicato.

La ministra Roccella ha invitato, poi, le manifestanti a salire sul palco per spiegare le ragioni della loro protesta. Ma questo non è più tempo di dialogo, ma di legittima protesta.

Eugenia Roccella pensiero e posizioni, ecco cosa dice e perché è intollerabile accettarlo

Le posizioni di Eugenia Roccella non sono condivisibili né ”aggiustabili”. Avete presente tutte le riforme sociali e civili degli ultimi anni (che non sono ancora abbastanza)? Beh, lei ne prevede lo smantellamento dalle basi. «L’aborto è un diritto?», aveva detto. «Io sono una femminista e le femministe non lo hanno mai considerato un diritto, dicendo che esula dal territorio del diritto. L’aborto è il lato oscuro della maternità». 

Negli anni ha collezionato una serie di posizioni anacronistiche e impossibili da digerire per chi vive di libertà: non solo posizioni contro l’aborto e la pillola abortiva, ma anche contro le unioni civili, contro il reato di omofobia, contro l’eutanasia e il suicidio assistito, contro il divorzio breve, contro la procreazione assistita, contro la gestazione per altri.

In pratica tutte le questioni civili e etiche su cui ci siamo interrogati nell’ultimo ventennio. In merito al DdlZan è riuscita a dire: «Ritengo che la definizione di un nuovo reato penale – l’omofobia – all’interno della legge Mancino (che fu pensata contro il razzismo) rappresenti un reale pericolo per la libertà di espressione nel nostro Paese».

E per continuare nell’assurdo in merito alle unioni civili aveva precisato: «Le battaglie per unioni civili e stepchild adoption sono solo ”una questione politica e ideologica, abbracciata dalle lobby gay, ma non condivise dalla maggioranza degli omosessuali” Le unioni civili gay sono sempre poche. (…) La verità è che gli omosessuali che si vogliono sposare sono effettivamente pochi».

Perché le attiviste non hanno ”accettato” il dialogo e perché non erano tenute a farlo

La cosa più facile, in merito alla contestazione avvenuta al Salone del Libro che non ha permesso ad Eugenia Roccella di fare il suo intervento, è stata attaccare le attiviste per non aver voluto ”dialogare” con la Ministra Roccella. Ma non solo non erano tenute a farlo, non era necessario. Come spiega benissimo Michela Murgia in suo intervento, il dibattito sarebbe dovuto avvenire precedentemente e non essere utilizzato dalla Ministra Roccella per fingersi interessata alla mediazione. Ecco le parole di Michela Murgia:

«Se volevi il dibattito, l’avresti fatto nel percorso di costruzioni di quelle leggi e avresti trovato il modo per includere anche le posizioni conflittuali. Perché in Democrazia la mediazione si fa prima delle leggi. Se prima fai le leggi e poi vuoi il dibattito io mi sento un po’ presa in giro. Quindi capisco che le persone abbiano detto: ”è troppo tardi per il dibattito”.»

L’attacco al direttore Nicola Lagioia e la sua risposta esemplare

Anche il direttore del Salone del libro, Nicola Lagioia, è intervenuto affermando che la contestazione fa parte del gioco democratico e che la democrazia include anche il dissenso. L’uomo è stato attaccato perché non sarebbe intervenuto con ”abbastanza forza” contro la manifestazione. Ma Nicola Lagioia ha ribadito chiaramente che in Democrazia, finché non c’è violenza, si può fare conflitto, contestazione di idee.

Trovate il post con la descrizione di quanto successo cliccando QUI.

Le parole di Elly Schlein

La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha commentato quanto successo al Salone del Libro, dicendo che in una democrazia è normale aspettarsi il dissenso e che non riguarda solo chi è al potere. Ha affermato che sono favorevoli a un confronto duro e acceso, ma ha trovato surreale il problema che il governo ha con ogni forma di dissenso. Ha criticato anche i ministri e i deputati che hanno attaccato Nicola Lagioia. Schlein ha concluso dicendo che sembra autoritario un governo che attacca le opposizioni e gli intellettuali.

«Solo il Bene è Radicale»

Riporto in conclusione le parole di Isabella Borrelli che ha dato voce in un post su Instagram al significato intrinseco della manifestazione che ieri è stata portata a termine dalle attiviste:

«Il tempo delle scelte sonnachiose, del ”meglio tacere, della postura molle è passato. Si apre davanti a noi l’unica strada del dissenso coraggioso, delle parole forti e dei festi radicali. Radicale vuol dire ”che ha radici profonde”. Come scriveva Arendt, solo il bene può avere radici profonde, solo il bene può essere radicale».

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