Salvatore Parolisi colpevole o innocente? Ecco le prove «Ho tradito Melania, ma non l’ho uccisa»

Salvatore Parolisi si dichiara innocente nell'intervista di ieri a Chi l'ha visto, ma per le prove è colpevole «Non ho ucciso Melania Rea»

Salvatore Parolisi, l’ex militare condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea, è stato intervistato durante una puntata di Chi l’ha visto?, trasmessa su Rai 3 mercoledì 5 luglio 2023; in permesso premio dopo aver scontato 12 anni di carcere, l’uomo continua a dichiararsi innocente e provoca ribadendo che nessuno è riuscito a provare la sua colpevolezza. L’uomo è stato condannato in via definitiva per l’omicidio della moglie, Melania Rea, uccisa con 35 coltellate nel 2011 nel bosco di Colle San Marco, nel Teramano.

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L’assassino (perché per quanto possa dire lui, è stato condannato e le prove esistono), ha scontato 12 dei 20 anni di carcere previsti dalla sentenza. Ora, però, può usufruire dei permessi giornalieri e lasciare la struttura carceraria dove è recluso: «Potevo uscire da 4 anni, ma mi hanno dato solo 12 ore di permesso di merda». Riassumiamo insieme tutta la storia dell’omicidio di Melaria Rea, quali sono le prove che hanno condannato Parolisi e le sue ultimissime dichiarazioni al programma Chi l’ha visto.

Salvatore Parolisi oggi: l’intervista a Chi l’ha visto

Gli inviati di Chi l’ha visto hanno fermato Parolisi all’esterno del carcere milanese di Bollate. Era in permesso premio, di cui usufruisce da qualche tempo visto il suo comportamento negli anni di detenzione.

Salvatore Parolisi ha iniziato l’intervista ribadendo la bellezza di sua moglie Melania Rea e ha dichiarato di essere disposto ad affrontare l’ergastolo se gli viene provata la colpevolezza nell’omicidio di Melania. In un appello al giudice, Parolisi ha affermato di aver sempre sostenuto la sua innocenza e ha sfidato chiunque a dimostrare il contrario.

«Melania era bellissima, Ludovica era solo una scappatella. Al giudice ho detto: se ho fatto una cosa del genere e me lo provate datemi l’ergastolo. Perché a me non l’hanno mai provato. L’ho tradita ma non l’ho uccisa»

Parolisi ha proseguito raccontando la storia del suo matrimonio con Melania Rea e i problemi che hanno afflitto la loro relazione. Ha sottolineato che la vita è fatta di valori e l’amore è un motore che spinge avanti. Tuttavia, ha ammesso che il suo rapporto con Melania era difficile, descrivendo litigi telefonici e la presenza costante della madre di lei quando tornava a casa.

«Per me il matrimonio era la realizzazione di un sogno. Ma la verità è che non potevo stare neanche con mia moglie a letto. Quando tornavo a casa spesso la madre dormiva con lei, litigavamo anche al telefono perché lei non veniva da me. Non l’avrei mai tradita, il primo anno ad Ascoli rigavo dritto, ma ho avuto la delusione di non avere un rapporto con lei»

Dopo ha rivelato di aver iniziato a tradire Melania, ma ha anche affermato che Ludovica, con cui ha avuto una relazione nel periodo dell’omicidio della moglie, era solo una scappatella insignificante.

«Ludovica era solo una scappatella. Non era la prima che la tradivo, ero sempre fuori casa ma amavo Melania. Non pensavo che Ludovica avesse perso la testa per me, le ho detto un sacco di bugie. Sono stato un verme ma amavo Melania»

Infine, Parolisi ha affrontato la questione della sua possibile liberazione anticipata dal carcere. Ha rivelato che mancano solo quattro anni per il termine della sua condanna, ma ha espresso preoccupazione per la possibilità di trovare un lavoro una volta fuori. Ha affermato di guadagnare solo 800 euro.

«Mi mancano 4 anni l’anno prossimo, se trovassi un lavoro potrei uscire. Ma chi me lo dà? Guadagno 800 euro, quando sentono il mio nome e cognome scappano».

Omicidio Melaria Rea, perché Parolisi è colpevole: ecco cosa è successo e le prove

La relazione tra Salvatore Parolisi e Melania Rea attraversava una fase di profonda crisi. Dopo la misteriosa sparizione di Melania, Parolisi ha mostrato il suo dolore in televisione, piangendo la scomparsa della moglie. Tuttavia, dietro le lacrime pubbliche, c’era un’altra faccia della storia: Parolisi ha contattato l’amante, esortandola a mentire e negare la loro relazione.

Il 18 aprile 2011, Melania è scomparsa nel nulla durante una gita al Pianoro di Colle San Marco, nella provincia di Ascoli Piceno. Secondo il racconto di Parolisi, mentre lui era alle altalene con la loro figlia, Melania si è allontanata per andare in bagno e non è più tornata.

Due giorni dopo la scomparsa, una telefonata anonima ha fornito un dettaglio scioccante: «C’è un corpo vicino al chioschetto del Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella del Tronto». Il corpo, orribilmente sfigurato da 35 coltellate, era parzialmente denudato. I sospetti si sono immediatamente concentrati su Parolisi, che ha negato categoricamente le accuse, come ha continuato a fare nel corso della vicenda.

Secondo la ricostruzione dell’accusa la coppia era in auto con la bambina, non andò alle giostre, ma a Ripe di Civitella dove l’uomo aggredì la moglie. Il 21 giugno 2011 Salvatore Parolisi venne iscritto nel registro degli indagati.

La prima condanna è all’ergastolo, poi si diventa 30 anni in appello e venti in Cassazione per un delitto scaturito «dopo un impeto d’ira, nato da un litigio tra i due coniugi e dovuto alla conclamata infedeltà coniugale dell’uomo». Il l movente sarebbe da ricercare in «quell’imbuto nel quale Parolisi sarebbe stato inghiottito», l’incapacità di restare all’interno di quel matrimonio. Insomma, si parla di femminicidio. Un uomo che crede di potere togliere la vita alla donna ”che ha scelto”, perché non riusciva a soddisfarlo. Quindi viene eliminata dalla circolazione.

Le prove

Il fratello di Melania Rea, dopo l’intervista rilasciata da Parolisi a Chi l’ha visto, ha deciso di intervenire e dire la sua su quanto dichiarato:

«Tre gradi di giudizio hanno detto che Salvatore Parolisi è il colpevole dell’omicidio di Melania Rea e da lì non si scappa. Nessuno può dire il contrario nemmeno lui, ci sono prove certe come il dna in bocca»

L’elemento importante che ha confermato la colpevolezza di Parolisi, infatti, è stato il riscontro del Dna di Parolisi sulle labbra e sugli incisivi della Rea. Questo Dna si ritiene che sia stato lasciato dalla mano di Parolisi, quando tentò di impedire alla vittima di gridare mentre l’accoltellava.

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