Il padre di Tommy Gilardoni è riuscito a fare peggio di La Russa (o quasi) «Oggi le ragazze fanno sesso e poi denunciano»

Massimo Gilardoni, padre dell'amico di Leonardo, difende il figlio dj Tommy accusato di violenza e riesce a fare quasi peggio di La Russa...

Se pensavamo che le dichiarazioni di Ignazio La Russa fossero la peggiore reazione ad una denuncia di stupro, ci stavamo sbagliando: a battersi valorosamente per la medaglia di peggiore difensore di un figlio accusato di violenza ci ha pensato Massimo Gilardoni, il padre di dj Tommy che, secondo l’accusa, avrebbe approfittato a sua volta della giovane 22enne che ha denunciato Leonardo Apache La Russa. Scopriamo cosa è stato detto nell’intervista a La Verità e tutti i dettagli.

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Il padre di Tommaso, Massimo Gilardoni, ha deciso di rompere il silenzio e difendere il figlio dalle accuse, sostenendo che si tratti di una situazione ingiustamente distorta. Questa è la storia di come un altro padre affronta le gravi affermazioni di una presunta vittima, reindirizzando le accuse al mittente. Ovviamente tutto condito dalla solita e ormai consueta dose di maschilismo.

Le accuse della giovane 22enne al figlio di La Russa e all’amico Dj Tommy Gilardoni

Una giovane donna di 22 anni ha denunciato di essere stata violentata da Leonardo La Russa e da Tommy Gilardoni dopo una serata in discoteca lo scorso 18 maggio. La vittima racconta che il mattino dopo si è svegliata nel letto del giovane La Russa, nella sua casa a Milano, senza ricordare nulla dell’evento. Sarebbe stato proprio il figlio di Ignazio La Russa il primo a riferirle che anche il suo amico, dj della serata, avrebbe avuto un rapporto sessuale con lei. La denuncia solleva l’ipotesi che la ragazza possa essere stata drogata (e per questo non ricordare nulla), ipotesi supportata anche dalle parole di una sua amica.

Cosa ha detto il padre di Tommaso Gilardoni, il dj amico di La Russa accusato di violenza?

Se ci auspicavamo di ascoltare almeno una volta un genitore evitare di difendere a spada tratta il figlio, con motivazioni inappropriate e semplice qualunquismo, saremmo rimasti nuovamente delusi. Ma ormai ci abbiamo fatto il callo, purtroppo. E sappiamo che c’è poco da aspettarsi.

Anche in questo caso, il padre di Tommy Gilardoni, l’amico di La Russa, invece di praticare il silenzio e di attendere semplicemente che la magistratura faccia il suo corso, ha deciso di puntare il dito, non solo contro la ragazza ma, contro le ragazze di oggi tutte.

«Noi siamo una famiglia perbene. Mio figlio è sempre circondato da bellissime ragazze, è un piacione, anche io sono uno a cui piacciono le donne. Però al giorno d’oggi, prima magari le ragazze fanno sesso e poi si accorgono con chi l’hanno fatto ed è un attimo che vanno a denunciare le persone, però non lo so… ».

E poi arriva puntuale la seconda stoccata alla ragazza:

«Questa poi è andata a casa di La Russa, che non è proprio l’ultimo arrivato, ha fatto sesso e poi lo ha denunciato, può essere andata così».

Insomma, tutti polli questi ragazzi in gamba che arrivano da famiglie perbene. Si fanno abbindolare dalle ragazze di oggi che poi li denunciano per stupro. Peccato che come rivelano i dati, la percentuale delle denunce di violenza sessuale che risultano non essere vere risulta essere un numero irrisorio. Non si tratta, quindi, di un fenomeno così diffuso come vogliono far sempre intendere questi poveri uomini malcapitati.

Cosa ha detto Ignazio La Russa per difendere il figlio?

Ignazio La Russa ha dichiarato di essere convinto dell’innocenza di suo figlio Leonardo, riguardo alle accuse di violenza sessuale. Ha affermato di contare sulla Procura della Repubblica per risolvere la questione in modo tempestivo e fugare ogni dubbio. La Russa ha anche sottolineato alcuni aspetti che, secondo lui, sollevano dubbi riguardo alla vicenda. Scopriamo cosa ha dichiarato e perché le sue non sono motivazioni valide.

La denuncia dopo 40 giorni

Ignazio La Russa presenta i motivi per cui, secondo lui, il figlio sarebbe innocente. E tra questi propone uno dei capisaldi di chi non capisce nulla di violenza sessuale: il tempo trascorso tra la violenza e la denuncia. La ragazza ha denunciato dopo 40 giorni. E che vuol dire? Possibile che non sia ancora chiaro che non esiste una scadenza per elaborare un trauma di tale portata?

La denuncia presentata dalla ragazza dopo quaranta giorni non può essere considerata un fattore determinante per valutare la mancata veridicità delle accuse.

Cosa è successo la mattina dopo a casa di La Russa?

La ragazza ha affermato di aver incontrato Leonardo durante una serata in discoteca a Milano e di essersi svegliata il giorno successivo in uno stato confusionale e nuda nel letto. Ha affermato di aver avuto un rapporto sessuale sia con Leonardo che con un suo amico senza il suo consenso. Tuttavia, La Russa ha ricordato di aver incrociato la ragazza il mattino successivo, insieme a sua moglie, e che appariva tranquilla, senza mostrare segni di disagio.

Come è possibile stabilire la reazione di una vittima che, se confermata la violenza, si trovava a casa del suo aggressore, circondata da estranei legati a lui? 

L’utilizzo di droghe

E per quanto riguarda le parole di Ignazio La Russa sulle sostanze stupefacenti assunte dalla ragazza, vorremmo ricordare che se confermate dovrebbero essere valutate come aggravante. Ma a favore della vittima. Come fa una ragazza ”drogata” e quindi ”poco lucida” ad essere anche consenziente? 

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’amica ha scritto alla 22enne che «Dopo il drink che ti ha offerto, ti sei comportata in modo strano. Continuavi a baciarlo». La vittima ricorda di aver consumato cocaina – quindi assunta volontariamente – ma poi tutto diventa un buio: l’amica parla anche di qualcosa che molto probabilmente era presente nel drink offerto da La Russa.

La Procura, guidata dall’aggiunta Letizia Mannella, sta concentrando le indagini su questo punto. Ciò che è certo è che la 22enne, una volta uscita dalla casa di La Russa quella mattina, si è recata alla Clinica Mangiagalli di Milano, dove i medici hanno rilevato segni di violenza. 

Anche in questo caso lasciamo fare gli interrogatori e dare le sentenze a chi di dovere. In attesa che la magistratura faccia il suo corso, tentare il silenzio e imparare come si parla e non si parla di violenza sessuale sarebbe cosa auspicabile.

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