Don Ciotti, chi è e cos’è il gruppo Abele? Cosa ha fatto?

Prete di strada, Don Ciotti ogni giorno si impegna nel contrastare le mafie, le azioni mafiose e ogni tipo di criminalità.

Don Ciotti è il sacerdote che ha scelto di vivere la vera essenza di amare il prossimo più di se stesso, senza se e senza ma. Lui è un prete di strada che vive sotto scorta perché capace di essere un forte intralcio alle mafie. Entrato in  polemica con Matteo Salvini per la folle idea di costruire il ponte sullo Stretto di Messina, è un uomo profetico e fortemente incisivo nel sociale! Scopriamo di seguito il pensiero e l’attivismo di un personaggio diventato storia vivente, in Italia e nel mondo!

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Definire Don Ciotti soltanto con i termini presbitero e attivista è del tutto riduttivo. Chi sia Don Luigi Ciotti lo sanno tutti, non soltanto in Italia ma anche all’estero. Che cosa rappresenti la sua persona per la lotta alle mafie, per i familiari delle vittime innocenti, per l’educazione alla legalità è un dato di fatto, testimoniato puntualmente da migliaia di persone, tra cui semplici cittadini, magistrati, professionisti, politici, giornalisti, parlamentari.

Non soltanto. A testimoniare l’impegno civile di Don Luigi sono il Gruppo Abele e Libera, fondate da lui e di cui ne è il presidente, oltre alle decine di altre associazioni operanti nel territorio nazionale e internazionale che hanno come obiettivi primari il sociale e progetti squisitamente umanitari.

Età

Don Luigi Ciotti ha 78 anni: è nato a Pieve di Cadore, un comune in provincia di Belluno, il 10 settembre 1945.

Presbitero e attivista

Don Ciotti è prima di tutto un prete, un prete di strada. Costretto a vivere sotto scorta, ha scelto di sporcarsi le mani pur di stare vicino all’altro, prendendo seriamente il comandamento del Vangelo di amare il prossimo. Lui lo fa nel concreto, sapendo di correre il rischio di non essere compreso, di essere insultato e umiliato ma anche ucciso. Il tutto per essere d’aiuto a chi ha bisogno di venir slegato dalle insidie che lo tengono prigioniero, per rimettere in piedi chi ha bisogno di rialzarsi e trovare la sua strada, per sostenere chi deve trovare la libertà.

Vederlo e sentirlo parlare è un vero e proprio piacere dell’anima. La sua voce limpida, forte e potente è capace di smuovere ogni coscienza perché le sue parole, una dietro l’altra, riescono ad arrivare dritte al cuore, sciogliendo ogni schiavitù. Capace di essere profetico, quotidianamente lotta contro ogni tipo di criminalità mafiosa che, ancora, tiene in ostaggio il Sud d’Italia e contro chi ha esteso una ragnatela di oppressione oltre le Alpi, in America Meridionale e nel mondo intero.

Grazie alla sua voce di uomo profondo e competente, tutti possono comprendere come ogni tipo di mafia è soffocante, tossica, contagiosa. Don Ciotti ci ha aperto gli occhi, facendoci finalmente vedere che la mafia non è una, singolare, ma è una pluralita di mafie che, osservate in remoto, potrebbero sembrare soltanto uno dei tanti eventi parassitari e sanguinari da combattere una tantum con durezza.

Ma le mafie sono reali e non sono affatto essenze incorporee. Dietro ogni mafia ci sono i mafiosi, donne e uomini in carne e ossa. Ognuno con un nome, un cognome e spesso anche un soprannome dato dalla propria efferatezza. Ci sono figli, clan, cosche, armi, alleanze, interessi.

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Dove vive Don Ciotti?

Bella domanda. Dove vive Don Luigi, un prete di strada?  Entrato in seminario a Rivoli, in provincia di Torino, nel novembre 1972, è stato nominato sacerdote e gli è stata affidata come parrocchia la strada. Da allora ne ha fatto la sua casa. Da oltre trent’anni Don Ciotti vive blindato con la sua scorta. Con gli uomini diventati i suoi angeli custodi si sposta di notte da nord a sud, sotto la pioggia e le intemperie. Don Ciotti ha fatto della strada “il luogo non di insegnamento ma di apprendimento e incontro con le domande e i bisogni più profondi della gente”

Cos’è il gruppo Abele?

Fondato da Luici Ciotti nel 1965 a Torino, con il nome di Gioventù impegnata, il Gruppo Abele ha come obiettivo primario dare una mano a chi vive situazioni di disagio ed emarginazione. Nei suoi sessant’anni di storia quei giovani hanno continuato a impegnarsi, crescere e formarsi, dando vita al Gruppo Abele che ogni giorno accompagna persone in difficoltà verso un futuro dignitoso e in autonomia.

Il Gruppo Abele è cultura e impegno, capace di trasformare in patrimonio condiviso le grandi intuizioni che ogni giorno offre la strada. Ha un centro studi, una casa editrice e l’Università della strada. Attivo anche politicamente, nel 1975 ha portato alla legge 685, la prima legge italiana non repressiva sull’uso di droghe, primo faro per costruire diritti e giustizia sociale.

A partire dal 1979 il Gruppo Abele è aperto anche alla cooperazione internazionale, con un primo progetto in Vietnam, a cui sono seguiti altri in Sud America e Costa d’Avorio.

Attualmente, il Gruppo Abele non si occupa solo di droga, ma sviluppa proposte per affrontare il disagio sociale nel modo più ampio possibile. Dai servizi alle comunità, dagli spazi di ascolto, all’attenzione per le varie forme di dipendenza (nuove droghe, alcool, gioco d’azzardo) dall’aiuto alle vittime di tratta e alle donne prostituite (con l’unità di strada, il numero verde, il supporto legale), alle iniziative per l’integrazione delle persone migranti, come l’educativa di strada per gli adolescenti stranieri.

Il Gruppo Abele è anche attività di ricerca, ha una biblioteca pubblica con riviste tematiche, attiva percorsi educativi rivolti a giovani, operatori sociali e famiglie. Porta avanti mediazione dei conflitti e sostegno alle vittime di reato. Infine, ma non per ultimo, ha attivato un consorzio di cooperative sociali per dare lavoro a persone con percorsi difficili, eredità delle botteghe e dei laboratori professionali aperti già fin dagli anni Settanta.

Cosa ha fatto e perché è famoso? Libera

Negli pirmi anni Novanta, l’impegno di don Ciotti si è allargato al contrasto alla criminalità organizzata. Dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio dell’estate del 1992, ha prima fondato il mensile Narcomafie e nel 1995, il coordinamento di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, oggi punto di riferimento per oltre milleseicento organizzazioni nazionali e internazionali, tra cui diverse sigle del mondo dell’associazionismo, della scuola, della cooperazione e del sindacato.

Nel 1996 Libera ha promosso la raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, e nel 2010 una seconda grande campagna nazionale contro la corruzione.

Obiettivo di Libera è tuttora alimentare un cambiamento etico, sociale e culturale necessario per spezzare alla radice i fenomeni mafiosi e ogni forma d’ingiustizia, illegalità e malaffare.

La polemica con Salvini sullo Stretto di Messina

“Il Ponte sullo Stretto non unirà solo due coste, ma certamente due cosche”. Questa è la frase incriminata uscita dalla mente profetica e pronunciata dalla voce ferma di Don Ciotti che, puntualmente, porta avanti critiche ben fondate sull’idea di costruire il ponte sullo stretto di Messina come utopistica, fantasiosa e del tutto scellerata.

Una frase contro cui Matteo Salvini ha preso come spunto per scagliarsi, in maniera feroce e incontrollata verso il prete di strada, definendolo “un signore in tonaca ignorante e superficiale”. Salvini ha trovato una ghiotta occasione, per lui, di offendere in maniera inopportuna e inutile l’uomo. Un ministro come Salvini, definito da molti ministro dell’aria fritta, non offre nessuna credibilità culturale, mostrando un preoccupante negazionismo, prendendo il largo dalle immancabili critiche dirette all’iniquo progetto del mostro del mar Tirreno.

Chi conosce, anche per sommi capi, le dinamiche mafiose, comprende immediatamente quanto la frase possa essere ovvia! Don Luigi ha squisitamente acceso nuovamente un faro sulle sue illuminate considerazioni, esprimendo una preoccupazione che non è solo sua ma di tanti.

Don Ciotti, dal canto suo, non si scompone per nulla, continua le sue azioni. In riferimento delle bombe scagliate nel 1993 a Roma dalla mafia, ha scritto su La Stampa, accompagnato dalla lucidità e dal singolare coraggio che lo contraddistinguono un sollecito a “una bonifica delle parole, un ritorno alla parola che vincola, convalidata dalle azioni”.

Riflessioni

Don Ciotti conosce bene le mafie. Lui ha avuto sempre, e continua ad avere, il coraggio di sentirne la puzza, di vincere la paura, addentrandosi nei meandri dei vicoli, dei quartieri, delle città.

Lui conosce i mafiosi e le loro dinamiche criminali. Li ha avvicinati e ha discusso con loro, li ha raggiunti in carcere, ne ha seguito i processi. Conosce le loro vittime. Ha parlato con i politici di riferimento, spesso collusi e corrotti. Ha parlato con magistrati e politici che ogni giorno combattono quei mafiosi.

Don Luigi sa bene che per capire bisogna andare molto indietro nel tempo, fino ad arrivare arrivare alle origini delle mafie. Fino a chiedersi come e perché mafiosi, mafia e mille attività mafiose abbiano messo le loro radici al Sud, proliferando ovunque.

Partendo da questo è ovvio come mafiosi e mafie oggi hanno un fiuto ben preciso per sentire odore e puzzo dei fiumi di denaro stanziati per le grandi opere pubbliche. Non si tratta del segreto di Pulcinella ma di una realtà che, chi la nega, rischia di diventare grottesco ed essere ridicolizzato.

Don Luigi dice ciò che è lampante

Lucido e profetico, Don Luigi ha detto quello che è lampante, mettendo in guardia chi deve esserlo che il progetto del ponte sullo stretto di Messina fa gola alle mafie. Il suo non è un dubbio: lui ha dovere e diritto di aprire gli occhi. Il perchè è presto detto. Don Ciotti non è un politico, è un prete, un prete di strada. Non ha bisogno di cercare voti per la sua campagna elettorale. Non deve dare un posto di lavoro a figli e affini e non ha nessun tipo di interessi da tirare verso il suo mulino.

Don Ciotti ha dalla sua parte un immenso patrimonio di conoscenza del mondo mafioso. Sa di dover mettere a disposizione della collettività quello che lui conosce.

La sua frase “Il Ponte sullo Stretto non unirà solo due coste, ma certamente due cosche” è nel suo stile, diretto e lineare.

E se a Matteo Salvini non è piaciuto quello che detto, non c’è nessun problema. Ognuno ha il diritto di accettare o meno i discorsi degli altri. Siamo in democrazia e, nel diritto di esprimersi, discutere accettare più o meno le idee, tutto può essere migliorato o rigettato. Quello che lascia del tutto perplessi è ricorrere all’offesa, del tutto gratuita e dal naso lungo.

Curiosità sul fondatore di Libera

Tre curiosità su Don Luigi Ciotti? Leggiamole di seguito!

  • Nato a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno, si è trasferito nel 1950 con la sua famiglia in cerca di lavoro, a Torino nel 1950, dove vissero nelle baracche dei cantieri operai, nel quartiere Crocetta.
  • Ha un diploma da radiotecnico.
  • Ha una forte amicizia fraterna con Papa Francesco, nata in Argentina, quando il pontefice era anche lui un semplice sacerdote. La prima volta che è andato a trovarlo come neo eletto Papa, gli ha portato in regalo un pacchetto di caffè tostato acquistato in un bar di Torino che, insieme, hanno poi preparato in una semplice caffettiera.
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