Yes all men, cosa significa e perché nessun uomo è salvo dal patriarcato

Yes all men significato del concetto femminista in risposta al Not all men: cosa significa chi lo ha inventato e perché è fondamentale

Il concetto femminista di “yes, all men” (traducibile come “sì, tutti gli uomini”) è una risposta netta al concetto opposto di “not all men” (non tutti gli uomini), con cui molti uomini sentono la necessità di difendersi di fronte alle tematiche del patriarcato e del maschilismo: ma qual è il significato e perché nessun uomo è davvero ”salvo”?

La frase “yes, all men” è stata originariamente coniata su Twitter e ha guadagnato popolarità all’interno del dibattito femminista come un modo per sottolineare l’onnipresenza e l’impatto delle problematiche legate al maschilismo, alla cultura patriarcale e alle disuguaglianze di genere che coinvolgono molti uomini.

Quando qualcuno utilizza l’espressione “yes, all men”, sta sostanzialmente affermando che, mentre è vero che non tutti gli uomini sono coinvolti in comportamenti negativi o discriminanti, tutti gli uomini traggono vantaggio dalla cultura patriarcale e dai sistemi di potere che privilegiano il genere maschile.

Yes all men significato: perché è importante che gli uomini non ribattano con ”Not all men”

Il concetto di ”Yes, all men” enfatizza la necessità di riconoscere l’importanza di esaminare criticamente le strutture di potere e i sistemi culturali che perpetuano disuguaglianze di genere e violenza contro le donne. Sottolinea che anche gli uomini che possono essere considerati “buoni” hanno beneficiato delle disuguaglianze di genere e contribuito, talvolta inconsciamente, a mantenere il sistema patriarcale. E per questo non ha senso che ribadiscano «No, io no. Non tutti siamo così».

A lanciare l’hashtag è stata nel 2013 Shafiqah Hudson: il post recitava:
– Io: gli uomini e i ragazzi sono socialmente educati a non ascoltarci e a interromperci mentre…
– Uomo a caso: scusami, non tutti gli uomini.

L’uso di “yes, all men” mira a far riflettere sulle questioni di fondo riguardanti il ruolo degli uomini nel movimento femminista e nella lotta per l’uguaglianza di genere. Diventano compagni nella lotta quelli che riconoscono di far parte di un problema e non sentono la necessità di precisare che «Not all men!» perché la risposta femminista non potrà che essere «Yes, all men!». 

Non basta non essere abuser per non far parte del sistema patriarcale

Quel che non è chiaro a molti uomini è che non basta non essere degli abuser per non fart parte del sistema patriarcale che sta alla base della nostra società. Ogni uomo ha, volontariamente e involontariamente goduto di privilegi intrinsechi alle dinamiche del patriarcato.

E se non tutti gli uomini sono abusanti, sostenitori del privilegio maschile o colpevoli di reati sessuali. In questa prospettiva, gli uomini che gridano lo slogan #notallmen sembrano cercare di liberarsi della responsabilità, credendo che non abusare o maltrattare la partner o le colleghe sia sufficiente. Questo approccio semplicistico riflette una realtà distorta: gli uomini non vivono nella costante paura di subire aggressioni sessuali, di essere discriminati sul lavoro o giudicati sulla base dell’abbigliamento o del modo di porsi.  Spesso concepiscono lo stupro come un evento raro, limitato a singoli episodi che coinvolgono donne sfortunate. Tuttavia, dati statistici, come quelli forniti dall’Istat in Italia, rivelano che ben 6 milioni 788 mila donne nel paese hanno subito qualche forma di violenza fisica o sessuale. E non stiamo considerando la costante violenza mentale dell’essere educate alla sopravvivenza. 

Lo stupro non è un evento sporadico. Si tratta di una forma di violenza perpetrata dagli uomini nei confronti delle donne, una delle tante manifestazioni di violenza che gli uomini esercitano sulle donne. Moltissime donne vivono con il timore costante di essere vittime di violenza sessuale, mentre quotidianamente ne subiscono varie altre forme. Va da sé che non tutti gli uomini sono stupratori, ma è indiscutibile che tutte le donne vivono con la paura di incrociare chi lo è e dovendo lottare il doppio affinché venga riconosciuto quel che per gli uomini è un diritto e un’ovvietà in ogni campo.

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