Annalisa è l’artista che ha venduto di più nel 2023? Il grande bluff delle certificazioni

Annalisa è l'artista che ha venduto più copie nel 2023? Non proprio: ecco qual è la verità dietro alle presunte copie vendute.

I tempi sono inevitabilmente cambiati, gli album fisici non si vendono più, le piattaforme streaming hanno soppiantato i negozi di dischi e la musica è, a tutti gli effetti, liquida: questo nuovo, ma ormai consolidato, scenario è quello su cui si poggia il (ritrovato) successo di Annalisa, che – dopo vari alti e bassi – sembra abbia finalmente raggiunto la consacrazione. Annalisa, oggi, è un’artista pop di successo, che può vantare ben un milione e trecentomila copie vendute nel solo anno 2023. Ma quanto c’è di vero in questa affermazione?

Poco, in verità. E il motivo è già chiarito nella premessa: la fruizione della musica è cambiata, perciò – oggi – parlare di copie vendute non solo è inappropriato, ma non dà l’idea di quanto stia accadendo davvero. Quello di Annalisa è un momento d’oro, ma – no – non ha venduto più di un milione di copie. Potremmo dire che è molto popolare, che è molto trasmessa dalle radio, che sui social funziona, che su Spotify è ascoltata, ma non ha venduto le copie che le sono state attribuite. Semplicemente perché nessuno, ormai, raggiunge più quei traguardi.

Chiariamo meglio, dunque, perché la storia delle copie vendute è solo un grande bluff: tutti sanno che è una bugia, eppure tutti continuano a parlarne.

Annalisa ha venduto oltre un milione di copie? Spoiler: no

Con l’album E poi siamo finiti nel vortice e i singoli Bellissima, Mon Amour, Disco Paradise (in collaborazione con Fedez e J-Ax) e Ragazza sola, Annalisa avrebbe venduto un milione e trecentomila copie. La verità, però, è che si parla impropriamente di copie, ma bisognerebbe usare un termine diverso: streaming. Non sono copie, ma ascolti sulle piattaforme digitali. Non sono numeri, ma stime. Non rivelano quante persone realmente apprezzino un brano o un disco, ma quanto quel brano o disco sia apprezzato (magari da un numero esiguo – o comunque non ampio – di persone).

Premessa: la FIMI, Federazione italiana industria musicale, da qualche anno ha inserito anche gli ascolti ricevuti sulle piattaforme per il conteggio che serve a ottenere il disco d’oro e di platino. Passiamo, quindi, ai numeri, quelli veri: per un brano singolo, centotrenta ascolti in streaming per almeno trenta secondi equivalgono a un download digitale a pagamento e, quindi, a una copia venduta. Vengono conteggiati fino a un massimo di dieci ascolti giornalieri per utente.

Centotrenta ascolti, però, non significano centotrenta persone (vengono conteggiati fino a un massimo di dieci ascolti giornalieri per utente), quindi – in altre parole – l’ascolto, anche distratto, di un ristretto numero di persone fa una copia. Perché dico “distratto“? Semplice, perché gli artisti più fortunati e più in voga vengono inseriti nelle famigerate e ambite playlist di Spotify, questo vuol dire che anche l’utente più disattento e disinteressato, ascoltando una determinata playlist, contribuisce alla “vendita” di una “copia”.

Riuscite a immaginare quante “copie” si vendano nel momento in cui si finisce in playlist da milioni di ascoltatori? Tante, tantissime. Come sono tanti i casi in cui l’ascoltatore nemmeno sa chi sia a cantare un brano, ma lo conosce perché ne fruisce quasi inconsapevolmente. Questa è, in altre parole, la musica liquida: non una scelta, ma un consumo avido e superficiale, che contribuisce al successo di artisti che poi, quel successo, non ce l’hanno. Non è il caso di Annalisa, che ha una storia solida, nonostante gli alti e i bassi della sua carriera, ma di tanti giovani artisti che ottengono certificazioni con grande facilità, pur non essendo popolari.

Il grande bluff delle certificazioni

E veniamo alle certificazioni: oggi, i più giovani, cioè coloro che hanno un pubblico che è nato nell’era del web, quindi dello streaming, con estrema facilità ottengono dischi d’oro e di platino (per il primo servono 25mila copie, per il secondo 50mila), ma quasi sempre si tratta di brani usa e getta che durano il tempo di una stagione (alcuni anche meno), brani che si consumano in fretta e di cui non resta traccia, perché sono molto conosciuti e apprezzati tra una nicchia di giovani, ma non diventano popolari, non arrivano al grande pubblico. Non ne hanno il tempo.

Esistono artisti giovanissimi che riescono addirittura a certificare ogni brano del proprio album, collezionando quindi un numero spropositato di dischi d’oro e platino, senza che quell’album sia mai uscito dalla sua (piccola) nicchia. Qualche migliaio di utenti, in altre parole, può fare il successo di un cantante: un successo quasi sempre effimero, rapido, perché l’era digitale prevede un consumo veloce di ogni prodotto che offre. Tutto diventa subito obsoleto, tutto muore nel giro di poco tempo, quindi tutto ha bisogno di un ricambio. E cosa resta, dunque? Quasi niente.

Giorgia e Annalisa: due artiste a confronto

Giorgia, che ha debuttato nel 1995 e ha ventotto anni di carriera alle spalle, ad oggi ha venduto dieci milioni di copie. Annalisa, nel 2023, ne ha vendute un milione e trecentomila. È evidente che qualcosa non torni. Per non parlare di Blanco, per fare un altro esempio, che in pochissimi anni di carriera (il suo primo album, Blu Celeste, è datato 2021), avrebbe venduto già milioni di copie. Ecco, forse, più che di copie vendute, si dovrebbe parlare di ascolti e popolarità. Annalisa, come Blanco, è molto ascoltata e oggi è anche molto popolare (dato importante perché, come abbiamo visto sopra, non è detto che un artista molto ascoltato sia anche popolare).

La vendita, tuttavia, è un’altra cosa: oggi, per “vendere”, si usano tanti stratagemmi (tutti leciti, sia ben inteso) molto astuti e capaci di distrarre il pubblico, di convincerlo del successo di un artista. E, si sa, il pubblico – specie in un’epoca veloce come la nostra – ha bisogno di essere instradato, ha bisogno che gli si dica dove guardare, cosa apprezzare e, quindi, cosa ascoltare. Così, le playlist, le collaborazioni ad hoc, gli inediti lanciati a poca distanza dalla pubblicazione del disco, sono tutti mezzi per far crescere gli ascolti, ovvero le “copie” vendute.

Annalisa, complice un disco senz’altro furbo, pensato per un certo tipo di pubblico, spendibile sui social, oggi è l’artista italiana ad aver venduto più copie nel 2023. Senza, tuttavia, averle vendute. Allora, forse, sarebbe il caso di dire che è l’artista più popolare, ascoltata, streammata, usata come trend su TikTok, ma non la più venduta. Almeno, non se ci si riferisce alle copie.

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