Paola Caruso, forza per altre madri o tv del dolore? «Il danno fatto a Michelino è permanente»

Paola Caruso torna a Verissimo da Silvia Toffanin per parlare delle condizioni di salute del figlio Michelino «Nessun miglioramento»

È trascorso quasi un anno dalla prima volta che Paola Caruso ha messo piede nel salotto di Silvia Toffanin, a Verissimo, per rivelare le condizioni di salute del figlio Michelino. Da allora, gli aggiornamenti non sono mai mancati, a ritmo di lacrime e inviti nello studio di Canale 5.

Il pubblico si è affezionato a questa storia, ha tifato in attesa delle operazioni e si è commosso davanti alle lacrime di Paola Caruso e della conduttrice Silvia Toffanin. Di fronte all’ennesima intervista, però, qualcuno ha iniziato a storcere il naso e a parlare di ”tv del dolore”. 

Nella nuova ”puntata aggiornamento’‘ sulle condizioni di salute del piccolo, purtroppo, le notizie non sono migliorate: «Una madre non può illudersi della salute del figlio e oggi so che il danno che gli hanno causato è purtroppo permanente. Non sono ancora riuscita a metabolizzare il dolore, ma erano mesi che notavo come non ci fossero miglioramenti in lui»

Come sta Michelino dopo l’operazione?

Come rivelato da Paola Caruso nell’ultima intervista a Silvia Toffanin, Michelino per il momento non potrà dunque tornare a camminare da solo, salvo nuove cure sperimentali. «Il medico mi ha detto che non c’è una cura ora. Il tutore sarà il suo compagno di vita, insieme a tanta fisioterapia», spiega Paola Caruso,  «Dovrà sottoporsi a tanti interventi. Quello che mi spaventa è il dolore che mio figlio dovrà affrontare». Trovate il video cliccando QUI.

Dove finisce la condivisione e inizia la tv del dolore?

La storia di Paola Caruso e di suo figlio, ma soprattutto la sua narrazione televisiva, ha tante red flags. L’allarme suona martellante: la pornografia del dolore è servita. Mi chiedo, però, forse abbonita dalle feste natalizie, forse in maniera poco lucida, che male ci sia a condividere un dolore che può essere riconosciuto da altri.

Chiaro ogni ragionamento sulla tv del dolore, sulla spettacolarizzazione, sullo ”sfruttamento” mediatico, sulla ”vendita” della propria storia. Ma più continuo a cercare motivi per indignarmi, più non riesco ad arrabbiarmi con Paola Caruso che, nonostante i legittimi dubbi, vive un dolore sincero. Più non riesco a prendermela con chi si affeziona alla sua storia e quella di suo figlio. Personalmente non ne subisco il fascino, ma immagino che per le madri che vivono un dolore simile sia confortante sentirne parlare. Anche più volte durante l’anno, ad ogni aggiornamento positivo o negativo che sia. Quindi, tv del dolore o meno, si può sempre cambiare canale e lasciare la condivisione a chi serve.

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