Pandoro-Gate, il Tribunale si pronuncia su Chiara Ferragni e Balocco: «Pratica scorretta», la nota del Codacons

Finalmente arriva la sentenza: il Tribunale di Torino è stato chiaro su Chiara Ferragni, Balocco e il Pandoro-Gate

A distanza di un anno dall’inizio dell’inchiesta e di quattro mesi dallo scoppio del Pandoro-Gate, il Tribunale di Torino ha tuonato contro Chiara Ferragni e Balocco.

Cosa è successo? Il Codacons ha fatto chiarezza sulla situazione, facendo sapere che il Tribunale ha accolto il ricorso sul caso dei pandori griffati che ha coinvolto sia Chiara Ferragni che la famosa azienda dolciaria Balocco. Tutto è cominciato dalle segnalazioni di Selvaggia Lucarelli, che aveva captato immediatamente che ci fosse qualcosa di poco chiaro nella pubblicità dei dolciumi natalizi.

Dopo un anno dalle segnalazioni della giornalista, la Finanza – sollecitata dal Codacons – ha indagato su Chiara e sulla comunicazione errata nella pubblicità dei suoi pandori targati Balocco; nelle mail scambiate fra il team dell’influencer e quello dell’azienda dolciaria, si è immediatamente manifestato il peggio.

Sono stati proprio i collaboratori di Chiara Ferragni a far mettere nero su bianco frasi fuorvianti, che poco avevano a che vedere con la fantomatica beneficenza nei confronti dei bambini del reparto oncologico dell’Ospedale Regina Margherita di Torino. Ma cosa è successo nelle ultime ore?

Pandoro-Gate: il Tribunale di Torino contro Chiara Ferragni e Balocco

Il Tribunale di Torino ha accolto il ricorso del Codacons per ciò che riguarda il Pandoro-Gate, lo scandalo che ha coinvolto l’azienda Balocco e Chiara Ferragni. In aula si è confermato che la pratica commerciale sia scorretta e adesso l’influencer dovrà fare i conti con gli eventuali risarcimenti a tutti coloro che hanno acquistato il pandoro, inconsapevole che la spesa non corrispondesse a fare direttamente della beneficenza.

Questa situazione, nemmeno a dirlo, aggraverebbe – e di molto – la situazione di Chiara Ferragni nell’inchiesta collaterale per truffa aggravata aperta quattro mesi da dalla Procura di Milano. Il Codacons ha fatto sapere tramite una nota stampa ufficiale quale sia stata la decisione del Tribunale di Torino. Nel frattempo, comunque, l’influencer di Cremona e l’azienda dolciaria Balocco rimangono in silenzio, senza proferire parola su quanto emerso nelle ultime ore.

Il comunicato del Codacons

Ecco cosa si legge nel comunicato stampa del Codacons: “Con una clamorosa sentenza il Tribunale di Torino ha accolto il ricorso presentato da Codacons, Associazione Utenti dei Servizi Radiotelevisivi e Adusbef, accertando la pratica scorretta messa in atto dall’azienda Balocco sul caso del pandoro ‘Pink Christmas’ griffato Chiara Ferragni, e l’ingannevolezza dei messaggi lanciati al pubblico sulla campagna di beneficenza associata alla vendita del prodotto”.

E poi: “Una sentenza importantissima che ora da un lato apre la strada ai risarcimenti in favore di tutti i consumatori che avevano acquistato il pandoro in questione, dall’altro aggrava la posizione di Chiara Ferragni nell’indagine per truffa aggravata condotta dalla Procura di Milano”. Ma perché l’Antitrust aveva deciso di multare l’influencer per un milione di euro? Tutto era nato proprio dai famosi “errori di comunicazione” relativi alla pubblicità del pandoro.

Il caso

Nel dicembre del 2023, l’Antitrust ha deciso di multare Chiara Ferragni e Balocco per via del Pandoro-Gate, iniziato ufficialmente l’anno prima, nel 2022. Ma perché? Nella pratica commerciale si lasciava intendere che chiunque avesse acquistato il tipico dolce natalizio, avrebbe contribuito attivamente a donare dei soldi all’Ospedale Regina Margherita di Torino, sostenendo così la ricerca su due tipi di cancro, comprando dunque un nuovo macchinario.

In realtà, però, Balocco aveva già donato 50mila euro all’Ospedale, diversi mesi prima dell’iniziativa benefica che coinvolgeva anche Chiara Ferragni. Precisamente nel maggio del 2022. Di conseguenza, l’influencer e le sue aziende non hanno contribuito affatto a fare alcuna donazione, ma anzi si sono arricchite, di soldi e di immagine, a discapito dei consumatori. Come abbiamo detto, la prima a nutrire dei dubbi su questa pratica commerciale è stata proprio Selvaggia Lucarelli, che ha avviato un’inchiesta.

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