Giusy Ferreri, canzoni e testi: le frasi più belle

Giusy Ferreri è una delle artiste italiane più amate dell'ultimo decennio: ecco alcune tra le frasi più bella della cantante!

Giusy Ferreri non ha vinto la prima edizione di X-Factor, ma ha ottenuto un successo tale da poterla considerare la vincitrice morale del talent: milioni di dischi venduti, tanti riconoscimenti importanti e collaborazioni di prestigio, come quella con Tiziano Ferro, Federico Zampaglione o la premiata ditta formata Takagi e Ketra. Oggi Giusy è considerata la regina dei tormentoni estivi, in dieci anni di carriera ha pubblicato sei dischi e ha calcato il palcoscenico di Sanremo per ben tre volte. Vi proponiamo alcune tra le frasi più belle del suo repertorio.

Le frasi più belle di Giusy Ferreri

Come faremo quando dovremo cercare un posto nel mondo? Come faremo quando nessuno sa come vanno le cose? Nessuno sa come faremo quando vorremo cercare un posto soltanto. Però ti amo e questo il mondo non lo sa più fare. (Il mondo non lo sa più fare)

Quando stavo insieme a te, non sapevo bene che l’amore ha un limite, oltre non può andare. Le parole mancano, sembrano svanire, certe cose iniziano ma non hanno fine. Ma io volevo te, chiudevo gli occhi per vedere te, aprivo gli occhi per vedere il sole, ma vedevo te. (Volevo te)

Farei anche a meno della nostalgia, che da lontano torna per portarmi via. Del nostro amore solo una scia, che il tempo poi cancellerà e nulla sopravviverà. Non ti scordar mai di me, di ogni mia abitudine, in fondo siamo stati insieme e non è solo un piccolo particolare. Non ti scordar mai di me, della più incantevole fiaba che abbia mai scritto. Un lieto fine era previsto e assai gradito. (Non ti scordar mai di me)

Ho dato fiducia al buio ma ora sto in piena luce e in bilico, tra estranei che mi contendono la voglia di rinascere. A novembre, la città si spense in un istante tu dicevi «Basta!» ed io restavo inerme. Il tuo ego è stato sempre più forte di ogni mia convinzione. Ora, a novembre, la città si accende in un istante, il mio corpo non si veste più di voglie e tu non sembri neanche più così forte come ti credevo un anno fa novembre. (Novembre)

L’amore che distrugge è come cielo a fulmine. Il nostro cuore fuorilegge spara colpi di dolore, è troppo tempo che non si fa più l’amore. Non scorre il sangue dentro al fiume che ci portava verso il mare immenso. Come radici agli alberi d’inverno, senza più foglie, quel mare dentro, che spegne e annega ogni tormento, mi toglie il fiato ma poi ancora respiro senza più fiamme. (Il mare immenso)

Spesso è notte in ogni posto, mentre sfido ad ogni costo questa vita che è una scala. E sfoglio i ricordi, i divertimenti, scrollando a fatica i pesi che ormai non mi spaventano. Dal passato ho ereditato la saggezza d’oggi, che vorrei ora mi aiutasse. E crescere non ti rende forte, quanto il sacrificio a volte, è per questo spesso è notte. (La scala)

Ti porto a cena con me, ho un conto aperto con il passato, che pagherò io perché il tuo futuro non sia un inganno. Ti porto a cena nel caso avessi dimenticato il mio coraggio. Avrei voluto scriverti una lettera, anche se ormai si usa poco. Se fosse contagiosa la felicità, adesso è fuori moda. Vorrei che tra le righe tu capissi che, nonostante il mio sorriso, non tutto è stato semplice anche se nascondo il peggio, è perché il meglio è andato via con te. (Ti porto a cena con me)

È cercare fino in fondo ai suoi occhi almeno un minimo di dolore, perché è di sangue che s’impara ad amare e non di sole parole. È sopratutto guardare un film muto e provare ad alzare il volume ed accorgersi che questo silenzio non potrà avere fine. L’amore è solo piccoli dettagli, è terra ferma in questo cielo mare e ci si ferma il tempo di un saluto che già si deve andare. (Piccoli dettagli)

E mi dici che oramai è finito e questo è falso. E che non ti ho mai realmente amato e questo è brutto. Perché non ti basta la violenza di uno sguardo trascorso? Ma vuoi di più e non ti ferma il tuo odio nascosto. Stai fermo lì e ti guardo, poi ti perdo e in ogni frase, in ogni attesa lieve, dentro e fuori il mondo, starò lì. (Stai fermo lì)

Ho già vissuto questa vita, quella persona sono io, senza comprendere il finale, ma ogni particolare è mio. È l’universo intero che si muove e ritorna un passato latente, e un attimo giustifica il presente. È la storia che porta le prove liberandoci i confini della mente. Si ripetono giorni distanti e davanti appare un volto conosciuto, fotogrammi che sembrano spenti, i frammenti di quell’attimo sfumato, incatenato, già consumato. (Déjà vu)

Io non ho paura di dare tutto senza risparmiare niente e camminare per vedere dove va questa strada che chiamiamo vita. E in questo girotondo mi godo il paesaggio e un’altra primavera mi accompagnerà in questo viaggio che chiamiamo vita. Io non ho paura dell’amore vero e, se mi ferirà, saprò masticare il mio boccone amaro, perché il mio segreto è un cuore di cemento che a volte soffre un po’, ma dovrò rialzarmi. (Girotondo)

Ho impiegato ogni ora a riempire la tua vita, senza troppa cautela ho svuotato la mia. E non provo stupore nel vederti danzare al suono di un nuovo piacere, che dentro te già si muove, si vede. E adesso mi dici che potremmo ricominciare, però questo farebbe soltanto comodo a te. È che credo che il perdono, troppo spesso, sopraggiunga un po’ prima del tempo ed è per questo che mi difendo. E il tuo abbandono resta inciso sulla pelle e non potrò più cancellarlo. (Inciso sulla pelle)

È la prima pioggia sa di te, il primo sorriso sa di te, le terre d’agosto i sogni d’inverno, le cose che canto sanno di te. E l’ultima spiaggia sa di te, e l’ultimo bacio sa di te, le ferie d’agosto, i sogni d’inverno, le cose che canto sanno di te. (Le cose che canto)

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