INTERVISTE POP: Diamine, la storia di due amici che hanno scelto la musica per salvarsi dalla rabbia

Abbiamo intervistato il duo romano Diamine: ecco tutta la verità sui due artisti, che recentemente hanno pubblicato il disco "Che diamine".

Diamine è un duo elettro-pop romano. All’indomani dell’uscita del loro disco d’esordio, Che diamine, ecco la nostra chiacchierata tra musica, amicizia e sogni.

Le parole dei Diamine

Ragazzi, partiamo da Che diamine, il vostro album d’esordio, uscito solo pochi giorni fa. 

Il disco è stato un lavoro molto interessante per noi, sia dal punto di vista personale che artistico. L’essenziale di un brano è sempre nascosto e ogni volta il foglio torna bianco. Usare i propri sentimenti per scrivere canzoni può essere molto doloroso, ma i rapporti tra persone ti forniscono il necessario per riuscire a fotografare le emozioni umane più intense. Per quanto riguarda la musica non siamo andati a rincorrere uno stile, ci siamo affidati al piacere e per raggiungerlo abbiamo lavorato duramente.

L’album è stato anticipato da alcuni brani, che hanno preparato il pubblico al disco. L’ultimo, in ordine di uscita, è stato Via del macello.

Credevamo fosse uno scherzo, non prendevamo sul serio quel brano. L’effetto invece risulta liberatorio, la musica ti insegna che non puoi davvero mai dire di conoscerla.

Raccontateci di voi: chi sono Diamine?

Siamo due amici, amici dalle scuole medie. Eravamo due strumentisti cresciuti in periferia, pieni di rabbia. Invece di restare al parchetto a parlare dei fatti di quartiere, abbiamo sempre voluto fare musica. Teniamo quella fiamma accesa come fosse per noi il respiro. Dai tempi dei vari progetti rock in cui ci portavamo in giro amplificatori più grandi di noi per serate semivuote nei locali più grotteschi d’Italia, dormendo spesso in posti terrificanti pur di suonare, sono cambiate parecchie cose, ma non abbiamo mollato mai. Un giorno ci siamo solo detti: «Ok, basta con questa roba, basta con questa vita, ricominciamo da zero». Diamine era il nome perfetto.

Il vostro album è uscito l’1 maggio, una data senz’altro particolare per almeno due motivi: eravamo nel bel mezzo di una pandemia ed era la festa dei lavoratori. Proprio in questi giorni si sta parlando tanto dei lavoratori dello spettacolo, spesso poco presi in considerazione. Che ne pensate a riguardo?

Ci sono cose più importanti dello spettacolo, molte persone hanno perso i loro cari e bisogna fare tutto il possibile per evitarlo. Che poi gli italiani abbiano una bassa considerazione dell’arte sembrerebbe un dato di fatto, ma credo non sia un discorso che riguarda solo lo spettacolo. Tutti i lavoratori sono spesso presi poco in considerazione.

Quali sono le difficoltà di fare musica oggi?

C’è tantissima musica nuova che esce ogni giorno, il grande pubblico viene travolto e si ritrova nella condizione di dover scartare, più che di scegliere. Molti sentono musica come mettono un paio di scarpe, giusto per sentirsi al passo con i tempi e in questo caos di proposte, se vuoi esserci anche tu devi, darti da fare parecchio, soprattutto se non sei nato ricco e devi anche lavorare tutto il giorno per pagarti un affitto.

Parliamo di scrittura: come si svolgono le vostre sessioni di scrittura? Siete sempre d’accordo su ciò che volete raccontare?

Nico porta una musica e io un testo poi, in seconda battuta, io critico la musica e lui il testo. Ci influenziamo a vicenda e siamo due teste calde, quindi quello che sopravvive alle nostre discussioni artistiche di solito è una canzone di entusiasmo comune. Cerchiamo di tirar fuori il meglio l’uno dall’altro, a volte sono io che tiro il carro, a volte è lui.

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Quali sono i vostri progetti quando l’emergenza Coronavirus sarà terminata?

Viaggiare.

Parliamo di sogni nel cassetto, qual è il vostro?

Vedere il signor Diamine sorriderci, è sempre così serio.

Un artista che vi ispira e a cui sarete sempre grati?

Giuseppe Ungaretti, perché ci ha messo nella condizione essenziale di voler tirare fuori l’essenziale.

Concludiamo così: il nostro magazine si chiama DonnaPOP e, per noi, il termine POP rappresenta qualcosa di bello, entusiasmante, accattivante. Cos’è per voi POP in questo momento della vostra vita?

Il sorriso di una persona che ti ha capito: bello, entusiasmante, accattivante. Il resto è tempo che passa.

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