Lea Garofalo, tutta la storia vera: ecco come è morta e quanti anni aveva

Lea Garofalo era una donna di Calabria, una donna coraggiosa di quella terra fatta di passione e sangue che ha deciso di parlare.

Lea Garofalo era una donna di Calabria, una donna coraggiosa di quella terra fatta di passione e sangue che ha deciso di parlare e portare a galla le vicende di ‘ndrangheta vincendo l’omertà. Una vicenda triste e drammatica che l’ha portata a una morte tragica e tremenda, ma la figlia Denise non si è mai rassegnata e ha chiesto giustizia. Andiamo a scoprire ogni aspetto della storia.

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Tutta la storia vera di Lea Garofalo: un paese di Calabria

Lea Garofalo nasce a Petilia Policastro il 24 aprile del 1974, da Antonio Garofalo e da Santina Miletta. Petilia Policastro è un paesone di quasi 9000 abitanti a una cinquantina di chilometri da Crotone. Paese di montagna e paesaggio aspro, tipico della Calabria interna. Lea Garofalo nacque qui e non ha mai conosciuto suo padre: fu ucciso quando lei aveva appena 9 mesi di vita, nella cosiddetta faida di Pagliarelle, una guerra di ‘ndrangheta senza esclusione di colpi scoppiata agli inizi degli anni Settanta.

Ne avrebbe parlato proprio lei, anni più tardi, di quella faida, come sempre facendo nomi e cognomi. Una ‘ndrangheta in espansione, che cominciava a estendere affari e interessi oltre regione, fino a Milano. Quella stessa città del profondo nord scenario più volte nella storia di Lea.

Lea Garofalo / Foto: La Gazzetta del Sud

Lea Garofalo / Foto: La Gazzetta del Sud

Il compagno: l’amore di Lea per Carlo Cosco

Proprio a Milano, nel maggio del 1996, fu arrestato suo fratello Floriano Garofalo, boss di Petilia Policastro arrivato in Lombardia per seguire i suoi affari, soprattutto quelli legati al traffico di droga. Lea aveva 22 anni, ma la sua vita era stata già intensa e, per certi versi, già segnata. Soprattutto, la sua vita si era già incrociata con quella di Carlo Cosco, esponente di un’altra famiglia di mafia. Lei se n’era innamorata appena diciassettenne e con lui si era trasferita a Milano. E quell’amore, per lei sicuramente sincero, per lui forse più legato alle logiche mafiose, le aveva regalato l’unica vera gioia della sua vita: Denise, sua figlia.

Lea Garofalo con la figlia Denise / Foto: Archivi di Libera

Lea Garofalo con la figlia Denise / Foto: Archivi di Libera

Dal diario di Lea

E fu probabilmente la maternità a farle decidere, nel maggio del 1996, di interrompere quella storia e di lasciare Milano con Denise. La decisione sofferta per la donna è arrivata dopo l’arresto di suo fratello che vide l’arresto Floriano e del compagno Carlocon suo fratello. Da quel momento inizia l’odissea di Lea e di sua figlia.

So solo che la mia vita è stata sempre niente, non glien’è mai fregato niente a nessuno di me, non ho mai avuto né affetto né amore da nessuno, sono nata nella sfortuna e ci morirò. Oggi però ho una speranza, una ragione per cui vivere e per andare avanti, questa ragione si chiama DENISE, ed è mia FIGLIA. Lei avrà da me tutto quello che io non ho mai avuto da nessuno.

(Lea Garofalo – da una pagina del suo diario)

Lea Garofalo con Denise in piazza Duomo a Milano / Foto: La Stampa

Lea Garofalo con Denise in piazza Duomo a Milano / Foto: La Stampa

Nel programma di protezione dei testimoni

Nel 2002 Lea Garofalo si sente in pericolo. Alcuni episodi le fanno capire che non è al sicuro e si convince a rivolgersi ai Carabinieri, ai quali comincia a raccontare tutto quello che sa: intrecci, complicità, affari sporchi. Madre e figlia entrano nel programma di protezione e si trasferiscono a Campobasso. Sono anni difficili, durante i quali continua a essere considerata non una testimone di giustizia ma una collaboratrice, una pentita. Lea ne soffre e ne soffrirà a lungo. Una sofferenza resa ancor più dura da superare quando, nel 2006, le viene revocata la protezione: le sue dichiarazioni non vengono ritenute attendibili e comunque non hanno prodotto alcun risultato.

Ma Lea non ci sta. Ricorre invano al TAR e poi, questa volta con successo, al Consiglio di Stato. Così, nel 2007, viene riammessa nel programma di protezione, ma ancora come collaboratrice di giustizia e non come testimone. La sua relazione con questa condizione di vita però continua a essere tormentata. E così due anni più tardi, nel 2009, decide volontariamente di lasciare il programma e di riprendere i rapporti con la sua terra d’origine, pur continuando a vivere a Campobasso.

I Cosco non perdonano

Carlo Cosco e la sua famiglia non perdonano. Nonostante i lunghi anni trascorsi, sono ancora sulle tracce di Lea e sono intenzionati a vendicarsi. Il suo ex compagno incarica un suo affiliato, Massimo Sabatino, di rapirla e ucciderla. Ma il piano fallisce. Lea si sente sempre più a rischio e pochi giorni dopo lo scampato pericolo scrive una lunga lettera al Presidente della Repubblica, nella quale mette nero su bianco tutto il suo dolore e la sua sofferenza.

L’incontro con Libera

Un anno prima, nel 2008, Lea Garofalo aveva conosciuto e raccontato la sua storia a don Luigi Ciotti a cui aveva consegnato il suo sentimento di sfiducia, anche nei confronti dello Stato. È proprio il fondatore di Libera a metterla in contatto con l’avvocato Enza Rando, che avrà un ruolo fondamentale nella sua storia. Fu proprio il legale a tentare di dissuadere Lea dall’incontrare di nuovo Carlo Cosco, quando, nel novembre del 2009, quest’ultimo la invita a Milano, sfruttando l’amore di Lea per Denise. Le chiede di vedersi per discutere del futuro della loro figlia. Lea accetta di incontrarlo e va incontro al suo destino.

Lea Garofalo: Vedo, sento, parlo / Foto: Cose di Calabria

Lea Garofalo: Vedo, sento, parlo / Foto: Cose di Calabria

Il drammatico 24 novembre del 2009: com’è morta Lea Garofalo

Il 20 novembre arriva con Denise nel capoluogo lombardo. Trascorrono alcuni giorni, che servono a Cosco per convincere Lea che può fidarsi di lui, che è sinceramente interessato al futuro di Denise. Nel pomeriggio del 24 novembre Carlo fa in modo di separare madre e figlia e conduce Lea in un appartamento che si era fatto prestare per portare a compimento il suo piano di morte. In quella casa di Piazza Prealpi, Lea viene uccisa intorno alle 19.00. Ma il padre di Denise non si accontenta di averla assassinata. Affida il cadavere a tre dei suoi uomini Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino perché lo trasportino a Monza, dove, su un terreno di San Fruttuoso, il corpo viene dato alle fiamme insieme a 50 litri di acido e lasciato bruciare per quasi tre giorni, perché non ne rimanesse traccia.

Carlo Cosco / Foto: Qui Cosenza

Carlo Cosco / Foto: Qui Cosenza

La figlia Denise

Quando Denise non vede rientrare sua madre, comincia a sospettare. Con il passare delle ore, convinta che sua madre non l’avrebbe mai abbandonata, si convince che dietro quella sparizione ci sia la mano assassina di suo padre. Le viene raccontato che la sua mamma è scappata, forse in America con un altro uomo, lasciandola a Milano. Ma Denise non ci crede e chiede aiuto: è determinata a scoprire la verità e racconta tutto ai Carabinieri. Sarà lei, Denise, la testimone chiave del processo che scoprirà tutta la verità sul destino di Lea.

Quanti anni aveva Lea Garofalo quando è stata uccisa?

Quando Lea è stata uccisa aveva appena 35 anni e tutta una vita ancora davanti.

Marisa Garofalo, sorella di Lea, ai funerali / Foto: Oggi

Marisa Garofalo, sorella di Lea, ai funerali / Foto: Oggi

La vicenda giudiziaria di Lea Garofalo

Il 18 ottobre del 2010 vengono arrestati Carlo Cosco e suo fratello Vito, Massimo Sabatino, Carmine Venturino, già fidanzato di Denise, e Rosario Curcio. Nel luglio del 2011 comincia il processo di primo grado, costruito soprattutto attorno alle dichiarazioni di Denise, che si conclude, dopo alterne vicende, con la condanna all’ergastolo dei cinque uomini già arrestati e dell’altro fratello di Carlo, Giuseppe Cosco.

Denise si costituisce parte civile

Siamo nel marzo del 2012. La sentenza però esclude l’aggravante mafiosa. La sentenza del processo d’appello arriva nel maggio del 2013 e conferma quattro dei sei ergastoli.

La Corte d’assise dichiara Carlo Cosco, Vito Cosco, Rosario Curcio, Carmine Venturino e Massimo Sabatino colpevoli dei reati loro ascritti, condannandoli alla pena dell’ergastolo; Giuseppe Cosco viene assolto per non aver commesso il fatto. Gli imputati vengono condannati anche al pagamento delle spese processuali e interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, nonché decaduti dalla potestà genitoriale.

Giuseppe Cosco viene assolto mentre a Carmine Venturino viene ridotta la pena, in virtù della sua collaborazione, avvenuta dopo la condanna di primo grado e grazie alla quale vengono ritrovati circa 2000 frammenti ossei di Lea sul terreno di San Fruttuoso, insieme alla sua collana. Le condanne sono state tutte confermate dalla Corte di Cassazione nel dicembre del 2014. Si chiude così il processo che ha decretato la verità sulla morte di Lea e durante il quale si costituiscono parte civile Denise, assistita da Enza Rando, la madre e la sorella di Lea e il Comune di Milano.

Targa in onore di Lea Garofalo a Monza / Foto: Prima Monza

Targa in onore di Lea Garofalo a Monza / Foto: Prima Monza

Denise ottiene per sua madre un giusto funerale a Milano, con tutti gli onori.

Ciao a tutti, grazie di cuore per essere venuti oggi. Lea, la mia cara mamma, ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza. Ma la vostra presenza è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno rischiato e continuano a rischiare. Per me è un giorno molto difficile, ma la forza me l’hai data tu, se è successo tutto questo è stato solo per il mio bene, e non smetterò mai di ringraziarti. Ciao Lea, ciao mamma.

Funerali di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla 'ndrangheta nel 2009 nell'immagine i ragazzi dell'associazione Libera portano il feretro prima dalla cerimonia / Foto: Davide Spada 

Funerali di Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta nel 2009
nell’immagine i ragazzi dell’associazione Libera portano il feretro prima dalla cerimonia / Foto: Davide Spada

Dove si trova la tomba di Lea Garofalo?

I resti di Lea riposano nel cimitero monumentale di Milano. Sono stati deposti lì per volontà del Comune, che ha indicato Lea Garofalo come modello di coraggio e di dignità. Il Sindaco Giuliano Pisapia partecipa, con circa 3000 persone e con don Luigi Ciotti, ai funerali civili di Lea, celebrati il 13 ottobre del 2013 in piazza Beccaria e trasmessi in diretta tv. Lea è stata uccisa da una violenza mafiosa che non si è fermata davanti a nulla: né davanti all’amore, né davanti alla famiglia, né davanti al coraggio di una madre che sognava un futuro diverso per sua figlia.

Per me è un giorno triste ma la forza me l’hai data tu, mamma. Se è successo tutto questo è stato solo per il mio bene.

Il sindaco di Milano Carlo Pisapia e don Luigi Ciotti portano a spalla la bara di Lea Garofalo / Foto: Oggi

Il sindaco di Milano Carlo Pisapia e don Luigi Ciotti portano a spalla il feretro di Lea Garofalo / Foto: Oggi

Film Lea

Lea è il film per la Tv diretto dal regista Marco Tullio Giordana per celebrare la memoria di Lea Garofalo. Il 18 novembre del 2015 Rai 1 ha mandato in onda il film che rappresenta l’occasione anche per denunciare la violenza contro le donne, all’indomani della giornata internazionale dedicata. Il ruolo della protagonista è affidato a Vanessa Scalera. Nel film è presente anche la figlia Denise, interpretata da Linda Caridi, mentre il volto dell’esponente della ‘ndrangheta, Carlo Cosco è di Alessio Praticò. Il fratello di Lea Garofalo, Floriano, è, invece, Mauro Conte.

Lea e Denise / Foto: RaiPlay

Lea e Denise / Foto: RaiPlay

A Lea è stata conferita anche la Medaglia d’Oro al Merito Civile, che la indica, nella motivazione, come

Splendido esempio di straordinario coraggio e altissimo senso civico, spinti fino all’estremo sacrificio.

Il gruppo rock dei Litfiba nel 2016 ha dedicato una canzone a Lea e Denise, Maria coraggio.

Libro

La scelta di Lea è il libro della scrittrice di Marika Demaria pubblicato da Melampo sulla storia di Lea Garofalo. Racconta fedelmente la ribellione di una donna della ‘ndrangheta e decide di contrastare l’omertà diffusa.

 

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