Nessuna solidarietà a Eugenia Roccella dopo i fatti al Salone del Libro: ecco perché

Eugenia Roccella e i fatti al Salone del Libro: ecco perché appoggiamo i contestatori e la loro legittima (e pacifica) contestazione.

Ho aspettato qualche giorno prima di parlare di quanto avvenuto a Eugenia Roccella al Salone del Libro di Torino, perché – più che l’episodio in sé, che è ben noto a tutti – mi interessava osservare la narrazione che ne sarebbe stata fatta. E, in effetti, avevo ragione a preoccuparmene, visto che la chiave di lettura scelta per raccontare la contestazione è del tutto sbilanciata, scorretta, faziosa.

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Partiamo dalla frase più letta e utilizzata negli ultimi giorni: «Alla ministra delle Pari Opportunità Eugenia Roccella è stato impedito di parlare». Niente di più falso: la ministra, semmai, è stata contestata. Sapete perché è fondamentale chiarire questo punto? Perché domenica scorsa, all’indomani dei fatti avvenuti a Torino, Roccella è stata ospite del programma televisivo In Onda, in diretta nazionale, su La7, senza alcun tipo di contraddittorio.

Un’opportunità, quella di parlare davanti a milioni di telespettatori (senza considerare l’eco delle sue dichiarazioni sui social), che i contestatori non hanno. Cosa resta, a chi è in disaccordo con le idee oscurantiste della ministra, se non contestare (peraltro senza violenza) facendo sentire il proprio dissenso? Niente.

Non solo, è stato scritto che «è stata impedita la presentazione del suo libro». Niente di più falso anche in questo caso: la ministra aveva iniziato a parlare, dicendo che i medici obiettori non ostacolano chi vuole abortire (bugia), e solo dopo è stata contestata duramente. E legittimamente.

Chi è davvero Eugenia Roccella?

Da parte mia, nessuna solidarietà a Roccella, non solo perché non è una vittima, nonostante tv e giornali continuino con questa narrazione dei fatti, ma anche e soprattutto perché è uno dei personaggi politici più pericolosi che ci siano oggi al governo. È pericolosa, sì, perché – se trenta contestatori hanno il potere di interrompere una presentazione – Roccella ha quello di decidere sulle vite di milioni di italiani.

Nata politicamente negli anni Settanta come militante femminista, entra nel Movimento di liberazione della donna e, nel 1975, scrive il libro Aborto, facciamolo da noi. Non solo: è in prima linea nelle manifestazioni per l’interruzione di gravidanza, contro la violenza di genere e per le pari opportunità. Poi, però, la conversione: diventa portavoce del Family day, crea un comitato contro la gestazione per altri, non considera l’aborto un diritto, anzi, lo definisce «il lato oscuro della maternità», è contraria all’aborto farmacologico che considera «aborto a domicilio», difende il «diritto» dei medici di essere obiettori.

Non solo: lotta contro i diritti delle persone Lgbt+, arrivando a battersi «per abolire o cambiare profondamente tutte le leggi approvate dalla sinistra che hanno ferito la famiglia» riferendosi alle unioni civili. «Per la sinistra leggi come questa portano verso il preteso progresso; per noi, vanno verso la fine dell’umano», ha detto. Contraria anche al fine vita, ha affermato: «C’è un obiettivo politico: arrivare all’eutanasia come opzione facile e libera. C’è un obiettivo culturale: distruggere l’idea di intangibilità della vita».

Ecco, questa è Eugenia Roccella. Questa è la sua politica. Una politica pericolosa, ripeto, che offende, ferisce, toglie dignità a milioni di persone. Contestarla è un dovere.

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