Jakub Jankto, cosa ha detto il ministro dello sport Andrea Abodi? Si chiama omofobia, non è un’opinione

Jakub Jankto e Andrea Abodi: cosa ha detto il ministro dello sport sul coming out del primo calciatore apertamente gay della serie A? VIDEO

Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha ritenuto opportuno esprimere il suo ”parere” sul coming out di Jakub Jankto, definendolo un’ostentazione di scelte personali. Partiamo dalla verità: questa, oltre ad essere un’affermazione implicitamente omofoba, è sintomo di grande ignoranza: intanto perché l’omosessualità non è una scelta, secondo perché il calciatore non ha ”ostentato”, ma ha solo parlato liberamente della propria identità.

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Del resto il mondo del gossip è pieno da sempre delle storie sentimentali dei vari calciatori. Dagli scandali sessuali, alle liaison con donne o meno dello spettacolo, alle prime pagine dei matrimoni con le fidanzate storiche. E non mi pare che nessuno abbia mai ritenuto necessario precisare che si trattasse di un’ostentazione. Ma quando si parla di comunità LGBTQ+, improvvisamente i protagonisti diventano egocentrici e l’omofobo di turno decide di dire la propria. Ovviamente precisando che non gli interessa nulla, ma…

Le dichiarazioni del ministro Abodi: cosa ha detto su Jankto?

Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, ha fatto delle dichiarazioni riguardanti il ritorno in Italia di Jakub Jankto e la sua dichiarata omosessualità. Ha definito il coming out del calciatore un’ostentazione e ha equiparato l’essere gay ad una scelta personale. Queste affermazioni sono state oggetto di critica, poiché negano la natura intrinseca dell’orientamento sessuale e trasmettono un messaggio di forte discriminazione.

«Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali. Se devo essere altrettanto sincero non amo, in generale, le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono. Io mi fermo qui».

Ripetiamolo insieme come un mantra: essere gay non è una scelta. Come non lo è essere eterosessuali, bisessuali, transgender, non binari. L’identità sessuale non è un capriccio selezionato su un menù di offerte. E parlarne non è fare spettacolo.

Le parole del ministro Abodi hanno suscitato indignazione e sconcerto tra molti, inclusi gli attivisti per i diritti LGBTQ+. La definizione dell’omosessualità come una scelta personale è stata considerata ovviamente errata e offensiva.

L’omofobia nel calcio

Nonostante le critiche del ministro, il coming out di Jakub Jankto ha ricevuto un ampio sostegno e riconoscimento. La sua scelta di condividere apertamente la sua omosessualità è stata considerata coraggiosa e importante per sfidare gli stereotipi e promuovere l’inclusione nel mondo del calcio. Il video del suo coming out ha ottenuto milioni di visualizzazioni e ha suscitato attestati di stima e solidarietà. E la reazione del ministro Abodi ha dimostrato quanto sia necessario lavorare in questa direzione.

In un’intervista rilasciata a Sky TG 24, dopo il coming out, Jankto ha parlato apertamente della presenza di altri calciatori gay senza fare nomi, ma sottolineando che esistono, sono presenti nel calcio ed è assurdo pensare il contrario. Jankto ha dichiarato di aver ricevuto messaggi da altri giocatori e anche se non si aspetta che facciano coming out immediatamente, si auspica che il suo esempio possa offrire sostegno e ispirazione per coloro che potrebbero trovarsi nel futuro a pensare: «Posso fare anch’io coming out». L’obiettivo è creare un ambiente di liberta totale in cui tutti gli atleti possano esprimersi e sentirsi accolti e rispettati nella loro autenticità.

Il coming out di Jakub Jankto

Lo scorso febbraio Jakub Jankto ha dichiarato pubblicamente la sua omosessualità con un annuncio semplice ma potente. Ha sottolineato la sua volontà di vivere la vita in libertà, senza paure né pregiudizi. Ha sottolineato che il mondo del calcio è ancora omofobo, ma ha deciso di essere autentico e felice.

«Sono Jakub Jankto, sono gay e non voglio più nascondermi. Come tutti gli altri, ho i miei punti di forza. Ho i miei punti deboli. Ho una famiglia. Ho i miei amici. Ho un lavoro che svolgo al meglio da anni, con serietà, professionalità e passione. Come tutti gli altri, voglio anche vivere la mia vita in libertà. Sono omosessuale e non voglio più mentire a nessuno».

Jankto ha confessato di aver riflettuto a lungo sulla sua scelta, ma alla fine ha deciso di fare coming out improvvisamente, seguendo l’istinto. Ha ringraziato le persone che lo hanno sostenuto durante questo percorso, compresi ex compagni di squadra e l’allenatore Brian Priske.

«Quanto ci ho pensato prima di farlo? Lo sapevo sin da piccolo, però tendi a dire ‘posso continuare in qualche maniera’, diciamo che il mondo calcistico è un po’ omofobo, l’ho detto tante volte e lo sappiamo tutti, però mi è venuto improvvisamente, non era qualcosa di programmato. Mi è venuto così e non mi dispiace di averlo fatto. Finalmente posso fare quello che voglio e sono felicissimo.

Le persone a Praga mi hanno aiutato molto, Tomáš Rosický, František Cupr, l’allenatore Brian Priske, un grandissimo chapeau davanti a loro. Sono stati straordinari. Grazie anche al loro supporto ho deciso di essere onesto con me e con tutti»

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