Stupro di Palermo, Patrizia Groppelli e la domanda tossica che fa male a tutte «Perché è andata con loro?»

Stupro di Palermo, Patrizia Groppelli a Morning News commenta e fa la domanda sbagliata: smettete di porre il dubbio sulla vittima

Ci risiamo. Anche di fronte all’evidenza dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo, c’è chi riesce a rivolgere la domanda sbagliata e cambiare la prospettiva sul ruolo della vittima e non degli aggressori. E’ successo a Morning News, lunedì 21 agosto: Patrizia Groppelli commenta la vicenda e sposta l’attenzione su un possibile errore della vittima: «Questa ragazza aveva già subito delle molestie da uno di loro, perché è tornata con queste persone?».

Lo stesso principio alla base della teoria dell’ultimo incontroche avevamo dovuto subire quando è si è parlato del femminicidio di Giulia TramontanoPerché lo ha incontrato? Perché si trovava lì? Ma perché ha accettato? Perché ha indossato quel vestito se sapeva di trovarsi in una strada poco sicura? E perché non è rimasta a casa? Perché, perché, perché quella donna si è fatta uccidere? Come se lo scegliessimo. Come se fosse possibile evitare, stabilire a priori. Come se la soluzione fosse continuare a educarci alla sopravvivenza. 

Patrizia Groppelli lo fa, credendo di dir bene. Che è anche peggio. Lo fa precisando e sottolineando che la ragazza è una vittima (e ci mancherebbe anche). Ma insinua il famigerato dubbio: lei poteva evitare. E non è più accettabile che si cada in questa retorica patriarcale. Poi, a dovere di cronaca, precisiamo anche come è andata: la ragazza non è andata di sua spontanea volontà, non è uscita con il gruppo. Le immagini riportate dalle telecamere riportano chiaramente che è stata trascinata per la strada, incapace di intendere e di volere. E comunque, non sarebbe questo il punto.

Patrizia Groppelli a Morning News: cosa ha detto? Perché la sua domanda è tossica

«Perché è tornata con queste persone?». La domanda di Patrizia Groppelli continua a rimbombarci nella testa. Come tutti i perché inutili che la gente continua a porsi di fronte alla violenza di genere. Groppelli si domanda perché la vittima si è ritrovata lì. State pensando che sia lecito? Allora avete un problema anche voi.

Se un uomo viene accoltellato per strada da un rapinatore, nessuno si chiede perché l’uomo sia passato di lì. Nessuno azzarderebbe mai un «Poteva evitare di mettersi quell’orologio». Nessuno e dico nessuno, penserebbe mai che era una cosa che la vittima poteva non far capitare. Non scatterebbe alcun perché. Sarebbe così e basta: rapinatore = aggressore, derubato = vittima. Senza incidentali, senza accessoriare la storia, senza spulciare luoghi e outfit. 

Il femminicidio è un fenomeno sistemico: smettiamo di educare le donne a non essere uccise o violentate

Il femminicidio è un fenomeno sistemico e va gestito dallo Stato non dalle vittime. Noi donne non dovremmo essere educate alla sopravvivenza. Da vive non veniamo tutelate ma ci piangono da morte. E anche da morte continuano a giudicare cosa avremmo dovuto o non dovuto fare. Quale incontro avremmo dovuto evitare e quale gonna non avremmo dovuto mettere.

Non è più sostenibile, non è più accettabile, non è più gestibile, non è più comprensibile, non è più tollerabile, non è più e basta. La misura è colma, rasa, straborda e continua a far sangue da tutte le parti. Dobbiamo smetterla e farlo subito. Smettere di educare le donne su come non essere criticate, licenziate, picchiate, stuprate o uccise. Invertire la giostra del patriarcato e rimettere le cose nell’ordine giusto. Non è la vittima a doverla scampare, non è la donna uccisa a doverlo evitare, non è la donna stuprata e non doverlo fare accadere, non è la donna a dover colmare i limiti degli uomini per esistere. 

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