Ferragni, Lucarelli, Meloni: la vita non è un reality show, le tifoserie non servono a niente

Chiara Ferragni, Selvaggia Lucarelli, Giorgia Meloni, tre donne e tante e inutili tifoserie: perché è così difficile avere spirito critico?

Sul caso di Chiara Ferragni è stato detto tutto quello che c’era da dire. Oggi vorrei parlare, però, di una cosa che mi preoccupa più della pubblicità ingannevole di Balocco: l’incapacità di molti di esercitare il proprio pensiero critico e la capacità di osservazione, ascolto, partecipazione. Sembra di vivere in un reality show, dove le tifoserie sono funzionali, se non necessarie, al gioco. Ma la vita è un’altra cosa.

Andiamo con ordine: da giorni leggo frasi come «Io sto con Chiara Ferragni» o «Io sto con Selvaggia Lucarelli» (ricorderete, è stata lei, un anno fa, a fare l’inchiesta sulla vicenda di Balocco). Ma non c’è un televoto, non è una gara, non vince chi ha più sostenitori e non perde chi ha più detrattori.

In questo caso, ci sono solo dati di fatto: Lucarelli, che fa la giornalista, ha portato alla luce un fatto e Ferragni è colpevole di quel fatto. Non  ha alcun senso stare da una parte o dall’altra, semplicemente perché la prima ha fatto il proprio lavoro, mentre la seconda ha commesso un errore (per usare un eufemismo) per cui è stata multata.

È come se io dicessi «Sto dalla parte di Filippo Turetta e non dalla parte degli inquirenti che fanno le indagini». Ora, confido nella vostra intelligenza e immagino sia chiaro che io non stia paragonando Ferragni a Turetta, sto solo dicendo che siamo di fronte a un fatto, non a una gara né a un antagonismo.

Ferragni e Meloni, è possibile condannare il comportamento di entrambe

Stesso discorso vale per Meloni e Ferragni: anche in questo caso si sono venute a creare fazioni tra chi sostiene la Presidente del Consiglio e chi è dalla parte dell’influencer. Ma, pure stavolta, basta un po’ di senso critico per non aver bisogno di creare due opposizioni: si può condannare entrambe, senza diventare hater dell’una e sostenitori dell’altra.

Il fatto che io condanni Ferragni per la faccenda Balocco non mi rende automaticamente un simpatizzante di Meloni (che, come saprete, ha aspramente criticato, seppur senza fare nomi, Chiara Ferragni). Si può non approvare il comportamento di una influencer che fa una pubblicità ingannevole per truffare la gente e, nel contempo, non approvare nemmeno quello di una politica che attacca dei privati cittadini.

Perché creare sempre guerre tra fazioni? I social funzionano così, ma la vita no. Non servono le tifoserie, le lotte tra fan(atici), le prese di posizione. Ferragni ha sbagliato, Meloni ha sbagliato, Lucarelli ha fatto il proprio lavoro: questa è una realtà. E non perché sia io a dirlo, ma perché sono fatti.

Poi, che Ferragni, Lucarelli e Meloni possano stare simpatiche o antipatiche, non conta. Non stavolta, non in questo contesto. Non è il televoto di un reality, non c’è nulla di opinabile. Perché è così difficile capirlo?

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